investitore che effettua un calcolo
I PAC e i PIR rispondono a logiche di investimento molto diverse tra loro (www.risparmioggi.it)

Negli ultimi anni sempre più investitori italiani si stanno orientando verso i Piani di Accumulo di Capitale e i Piani Individuali di Risparmio. Il fatto che si tratti in entrambi i casi di “piani” e non di investimenti secchi potrebbe indurre a confonderli tra loro. In realtà si tratta di due tipologie di investimento molto diverse tra loro e che rispondono a logiche differenti. Tra PAC e PIR ci sono molte più differenze tra analogie. Comprenderle ti può aiutare a capire se a te conviene meglio investire in Piani di Accumulo di Capitale o in Piani Individuali di Risparmio oppure quando ti conviene scegliere i primi e quando i secondi.

Puoi usare questo confronto tra PAC e PIR per farti un’idea magari prima di andare a chiedere in banca. Il tuo istituto, infatti, per ragioni commerciali, potrebbe spingere di più sui primi o suoi secondi e quindi arrivare con qualche conoscenza al rendez-vous potrebbe fare la differenza. In realtà la banca non sarebbe neppure il percorso obbligato per la sottoscrizione dei Piani di Accumulo di Capitale visto che oggi essi possono essere sottoscritti a condizioni molto competitive su piattaforme online come quella di XTB dove puoi iniziare a creare il tuo PAC personalizzato con un investimento minimo di soli 15€ (maggiori informazioni sul sito ufficiale).

Confronto tra PAC e PIR: due entità diverse fin dalla natura

Piani di Accumulo di Capitale e Piani Individuali di Risparmio hanno una natura del tutto diversa tra loro. Spesso ti vengono presentanti come due strumenti di investimento ma le cose non stanno affatto così!

Se i PIR possono essere tranquillamente definiti degli strumenti finanziari nel senso specifico del termine, per i PAC una definizione simile non è solo una forzatura ma un errore! I Piani di Accumulo di Capitale, infatti, sono una modalità di investimento che ha i suoi caratteri essenziali nell’automaticità e nella gradualità. Grazie proprio a questa caratteristica i PAC sono oramai considerati come uno dei modi migliori per investire a rate con piccole somme. Questo tratta non ha nulla a che fare con i PIR!

Il fatto che Piani di Accumulo di Capitale e Piani Individuali di Risparmio abbiano un’origine del tutto diversa tra loro, rende il confronto ancora più interessante. Andiamo allora a caccia delle principali differenze tra PAC e PIR.

Le differenze tra PAC e PIR impattano sul funzionamento

Essendo la rispettiva natura del tutto diversa, non possono che esserci enormi differenze tra il funzionamento dei PAC e quello dei PIR.

I PIR si rivolgono alle persone fisiche con l’obiettivo di convogliare parte del risparmio privato verso le imprese italiane. Presentano una serie di agevolazioni fiscali a partire dal fatto che i rendimenti finanziari generati dai PIR sono esenti dalle imposte (compresa quella di successione). Tenendo conto di quello che è il carico fiscale che grava sulle rendite finanziarie in Italia, si tratta indubbiamente di un vantaggio in ottica guadagni. Generare rendimento da uno strumento finanziario senza essere soggetti alla tassazione delle plusvalenze è il sogno di ogni investitore e forse anche per questo la normativa prevede tutta una serie di limiti e requisiti per poter accedere ai benefici fiscali dei PIR. L’elenco è davvero lungo a partire dal fatto che puoi sottoscrivere i Piani Individuali di Risparmio solo se non hai già un PIR attivo (anche in condivisione) fino ad arrivare all’obbligo di tenere aperto il piano per almeno 5 anni.

Ci sono poi tutta una serie di limiti sugli importi:

  • l’investimento massimo consentito nei PIR è di 30 mila euro annui
  • il limite complessivo (somma di tutti i PIR) è di 150 mila euro

Pioggia di limitazioni anche sulla composizione del piano stesso. Scordati la possibilità di avere una sia pur minima flessibilità di gestione e dimentica pure la possibilità di personalizzare il piano. Se scegli di investire in PIR, almeno il 70% del capitale deve essere destinato a strumenti finanziari che emessi da imprese italiane o europee con una stabile organizzazione in Italia. Non solo ma almeno il 17,5% degli investimenti dei PIR dovrà essere essere indirizzato verso aziende di media o piccola capitalizzazione (Mid o Small Cap), con una quota minima del 3,5% riservata alle sole Small Cap. E per finire c’è un bel limite anche sulla quota da investire su ogni emittente: essa non può superare il 10% del totale.

Vero è che i PIR consentono di combinare gli indubbi vantaggi fiscali con l’opportunità di aiutare il tessuto imprenditoriale nazionale, tuttavia è lo Stato a dirti come investire i tuoi risparmi. Le soglie percentuali non ti permettono alcuna possibilità di diversificazione. Se tutto questo ti va comunque bene (magari nel nome dei vantaggi fiscali comunque soggetti a precisi requisiti a partire dall’obbligo di tenere attivo il PIR per almeno 5 anni, se lo chiudi prima addio tassazione di favore) allora ti conviene investire in PIR.

Se invece i PIR ti stanno stretti, dai un occhio al funzionamento dei PAC.

Tanto per iniziare i Piani di Accumulo non sono uno strumento che si compra dal consulente come i PIR ma sono una modalità di investimento. E’ da questa diversa natura che cambia tutto.

Con i PAC puoi iniziare ad investire un certo capitale iniziale anche minimo in un piano da te composto (molto popolari sono i PAC su ETF) per poi replicare l’investimento a cadenza prestabilita (ad esempio ogni mese o ogni trimestre) fermo restando che sia la somma da investire che la cadenza e la composizione del piano possono essere sempre modificati. Non ci sono agevolazioni fiscali (i PAC sono soggetti alla normale tassazione) ma non c’è neppure lo Stato che ti dice dove investire e con che limiti. Teoricamente, quindi, con i PAC puoi avere la massima diversificazione possibile. I limiti dei Piani di Accumulo di Capitale sono niente in confronto alla pioggia di imposizioni dei PIR.

Preferendo i PAC non ci sarà nessun ente esterno che ti verrà ad imporre di tenere tutto aperto per 5 anni (anche se anno dopo anno le cose non che vadano proprio bene) facendo “leva” sulla perdita dei vantaggi fiscali. E nessuno ti verrà a dire che i 100€ che vuoi mettere sul tuo PAC per iniziare sono troppo pochi per partire. Tra l’altro è proprio la differenza sull’investimento minimo per cominciare che ha decretato il successo dei PAC rispetto ai PIR.

I Piani di Accumulo, avendo soglie di accesso molto basse, ti consentono di iniziare anche se non hai grandi somme a disposizione. Anche con un PAC da 100€ al mese puoi ambire a rendimenti interessanti nel lungo termine (ad esempio in ottica risparmio per i figli o acquisto casa). Proprio per questa ragione sono scelti da tantissimi ragazzi dai 40 anni in giù che vogliono pensare ad un futuro (visto che lo Stato in Italia ci pensa pochissimo).

Unica somiglianza tra PAC e PIR

Come avrai capito da te, nonostante vengano spesso scambiati per prodotti simili (espressione già concettualmente errata visto che i PAC sono un modo di investire e non uno strumento), tra Piani Individuali di Risparmio e Piani di Accumulo di Capitale le differenze abbondano.

Se proprio vogliamo essere matematici, dal confronto emergono solo differenze visto che il solo tratto in comune è l’orizzonte temporale dell’investimento. Sia i PAC che i PIR, infatti, si rivolgono al lungo termine a differenza degli investimenti classici che sono impostanti su frame temporali anche a brevissimo termine. Non è solo una questione di orizzonti temporali ma soprattutto di rendimenti potenziali. Se impostati sul lungo periodo, sia i PAC che i PIR, possono offrire alti rendimenti a differenza di quello che avverrebbe se i due piani dovessero essere attivati e chiusi nel giro di pochi mesi.

Questa è un’ulteriore sfaccettatura dell’unica somiglianza reale tra PAC e PIR. Anche su questo punto, però, i primi hanno un valore aggiunto che i secondi non hanno. Puoi gestirli nella massima autonomia possibile e quindi decidere anche di impostare un obiettivo da qui a 3 anni (ad esempio l’acquisto di un bene tech) per poi chiudere tutto. I Piani di Individuali di Risparmio, invece, sei obbligato a tenerli aperti per almeno 5 anni se non vuoi perdere quello è che il solo vantaggio che essi presentano: l’esenzione fiscale.

Confronto finale tra PAC e PIR: conclusioni

Avendo analizzato le tante differenze e le poche similitudini esistenti tra PAC e PIR possiamo ora tirare le somme del confronto.

Sia i Piani di Accumulo di Capitale che i Piani Individuali di Risparmio hanno un orizzonte a medio e lungo termine. Tuttavia i PIR presentano delle agevolazioni fiscali che i PAC non hanno (ma solo se sono rispettate talune condizioni). Dal canto loro i PAC sono molto più flessibili, consentono di avere un’ottima diversificazione e permettono di investire in modo graduale alla luce di quelli che sono i propri obiettivi finanziari.

Da ciò ne consegue che ti conviene investire nei PIR se già sai che potrai tenere il piano aperto per almeno 5 anni (requisito indispensabile per non perdere il solo vantaggio rispetto ai PAC ossia l’agevolazione fiscale). Viceversa se il tuo obiettivo è quello di costruire un piano di investimenti a tua scelta, scegliendo ad esempio i migliori ETF 2024, partendo anche da poche decine di euro e impostando pagamenti automatici, allora è meglio investire in PAC.

E proprio a proposito dei Piani di Accumulo di Capitale voglio parlarti adesso della proposta di XTB.

Per un motivo molto semplice: la possibilità di investire nell’ambito del PAC senza commissioni.

I PAC di XTB per avere garanzia di massima diversificazione

simulazione PAC con XTB
I PAC di XTB sono adatti per gli investitori principianti (www.risparmioggi.it)

Se il tuo obiettivo di investimento con i PAC è quello di realizzare obiettivi finanziari a medio e lungo termine, allora dovesti dare un occhio ai PAC di XTB.

La modalità di investimento lanciata da pochi mesi dalla società fintech da anni attiva anche in Italia ti permette di investire i tuoi risparmi in modo passivo nel modo più semplice possibile e partendo dall’investimento minimo in assoluto più basso tra quelli proposti dalla concorrenza. Bastano 15€ per iniziare la costruzione del tuo PAC. Proprio grazie a questa soglia di ingresso molto bassa, XTB è riuscita nel grande obiettivo di aprire il mercato dei PAC anche a quegli investitori più giovani che hanno pochi soldi a disposizione.

Per aprire un PAC con XTB dovrai semplicemente scegliere gli ETF tra oltre 350 fondi presenti in catalogo (ovviamente ti verranno fornite tutte le informazioni per poterli confrontare), selezionare l’importo, il periodo e il metodo di deposito. Potrai fare tutto dalla pagina ufficiale (ecco il link diretto) e poi ricordati di ricaricare il tuo conto. Per il resto tutto è automatizzato.

Oltre alla semplicità nella gestione c’è anche la convenienza che con i PAC di XTB è duplice. Niente commissioni negli investimenti effettuati nell’ambito dei PAC fino a 100.000€ di volume d’affari mensile (poi si applica una commissione dello 0,2% con un minimo di 10€) e bassissimi costi di gestione sugli ETF del PAC (raramente si supera lo 0,5%).

Personalmente i PAC di XTB hanno una marcia in più rispetto agli altri perchè enfatizzano proprio il punto di forza dei Piani di Accumulo rispetto ai Piani Individuali di Risparmio: la flessibilità e la diversificazione. Infatti puoi aprili e chiuderli quando vuoi con la garanzia di depositi e prelievi rapidi e la possibilità di avere sempre sotto il tuo controllo il tuo flusso di denaro.

Prima che mi dimentichi: se ancora non sai come investire e vuoi attendere l’occasione giusta, ti conviene effettuare subito un deposito sul tuo conto XTB perchè è prevista la remunerazione della liquidità non investita. Hai capito bene: ricevi interessi XTB semplicemente depositando soldi (e ti vengono pagati entro 5 giorni dalla fine del mese).

Visto che la BCE ha iniziato a tagliare i tassi, ti conviene sfruttare questa possibilità e avere il 4,2% per i primi 90 giorni dall’apertura del tuo conto.

Fatti un’idea più chiara su XTB con queste guide:

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