L’evoluzione delle piattaforme tecnologiche, sempre più sofisticate ed efficienti, e il crescente processo di digitalizzazione che il capitale umano ha saputo consolidare negli ultimi anni, sono due fattori di rilievo che hanno saputo svecchiare un settore, come quello finanziario e creditizio che, nel tempo, si era adagiato sui binari della consuetudine rappresentata dai canali più tradizionali di accesso agli strumenti finanziari ed alla concessione creditizia.
Negli ultimi anni, complice uno scenario socio economico di crescente difficoltà, infatti, l’accesso al credito si è rivelato sempre più arduo sia per il pubblico retail che, per quello più ampio, rappresentato dalle persone giuridiche. Il perdurare della crisi di liquidità palesata dagli istituti di credito ed una burocrazia piuttosto invadente, ha consolidato, anche nel nostro Paese, il processo di affermazione e sviluppo di canali alternativi a quelli bancari classici.
Il social lending, già di grande rilievo nei Paesi anglosassoni, è diventato una pratica comune ed una risorsa essenziale anche alle nostre latitudini da sempre più caute nei confronti del mondo finanziario e creditizio. Cerchiamo, allora, di scoprire ne dettaglio di cosa si tratta, come funzione e che ruolo può avere il social lending nel nostro contesto economico.
Cos’è il social lending?
Da un punto di vista strettamente giuridico ilsocial lending (la cui traduzione, prestito sociale, potrebbe avere un qualche margine di ambiguità), non può vantare un disciplina normativa specifica ma, per estensione, rientra nella più ampia categoria dei prestiti tra privati.
Si tratta, quindi, di un finanziamento concluso senza l’intermediazione di un soggetto creditizio ma, direttamente, fra soggetti privati che si avvalgono dei servizi offerti dai portali web specificatamente dedicati all’attività.
Il presupposto essenziale su cui si fonda il social lending è che i privati possano concedere a terzi (privati o imprese) finanziamenti remunerati ad un certo tasso di interesse che non dipende strettamente dall’andamento dei tassi di mercato, ma risente della libera contrattazione e del merito creditizio.
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Volendo, quindi, semplificare il concetto, possiamo definire il social lendingcome un prestito erogato da privati ad altri soggetti privati senza passare attraverso i canali tradizionali rappresentati dagli intermediari finanziari autorizzati ai sensi dell’art. 106 del Testo Unico Bancario, il Decreto Legislativo n° 385 del 1993 (banche, società finanziarie, ecc.), ma avvalendosi dei servizi offerti dalla rete internet.
Social lending: come funziona
I soggetti necessari alla conclusione materiale del negozio giuridico (la concessione del prestito) sono tre:
- Richiedente
- Concedente
- Piattaforma di social lending
Il richiedente è il soggetto che necessita di un finanziamento (che potrebbe anche non avere una destinazione d’uso specifica), il concedente è il privato che, avendo disponibilità finanziarie da impiegare, si rende disponibile a concedere credito a titolo oneroso e la piattaforma di social lending che si pone come intermediario fra le parti ed esercita un’attività di incontro tra le esigenze e di trasferimento materiale dei fondi.
Da un punto di vista pratico l’iter operativo è piuttosto intuitivo. Per accedere ai servizi della piattaforma dedicata è necessario che sia il richiedente che il concedente si iscrivano alla piattaforma stessa.
Il richiedente dovrà indicare la somma di cui necessita, la durata, l’eventuale destinazione d’uso del prestito e dovrà poter dimostrare la propria capacità reddituale. Il prestatore, invece, sarà tenuto a specificare la somma disponibile, il tempo ed il rendimento atteso.
La piattaforma di social lending, quindi, effettua una istruttoria della pratica ed assegna, in base ai dati in suo possesso, un rating di affidabilità ad ogni richiedente che viene ammesso e pubblica sul proprio sito la richiesta di prestito che diventa per il concedente un’opportunità di impiego del proprio denaro.
In linea generale è assai probabile che ogni richiesta di prestito venga soddisfatta da più concedenti allo scopo di contenere il rischio. Una volta ottenuto il finanziamento globale del progetto, la piattaforma si occupa di perfezionare la destinazione dei fondi sul conto corrente del richiedente e sorvegliare che le rate vengano regolarmente onorate fino alla scadenza naturale del contratto.
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Conclusioni
Il social lending, benché privo di regolamentazione giuridica specifica, è un’attività sottoposta a regolamentazione diretta da parte della Banca d’Italia ed è legale e potenzialmente piuttosto remunerativa per chi ha disponibilità finanziarie e conveniente per chi necessita di credito.
Come ogni concessione creditizia, naturalmente, non viene azzerato il margine di rischio legato all’attività sottostante e va sicuramente approcciato con consapevolezza.