tassazione plusvalenze

Alcuni nostri lettori ci hanno posto questa domanda: “il governo Meloni davvero abbasserà la tassazione sulle plusvalenze di fondi comuni e ETF? Quanto di vero c’è nella possibilità che le aliquote possano essere portate dall’attuale 26% al 14%?“.

Per un investitore, soprattutto se residente in Italia, la questione tassazione è pesantissima. Vero è che stiamo parlando di un argomento di nicchia che, tuttavia, per chi investe in fondi comuni e ETF, è cruciale.

In effetti nelle ultime settimane si è molto portato della possibilità, al vaglio del governo, che si possa passare da una tassazione del 26% sui guadagni maturati ad una più contenuta del 14%.

Il provvedimento, a differenza di quanto riportato nel quesito dei nostri lettori che evidentemente sono interessati ad investire solo in fondi comuni (attivi e passivi) riguarderebbe in realtà tutti i redditi da capitale e quindi è necessario anche aggiungere le polizze assicurative da investimento. Questo per completezza.

Ma veniamo al dunque. La domanda che ci è stata posta investe in realtà due ambiti:

  • l’effettiva possibilità che la tassazione delle plusvalenze su fondi e ETF possa scendere
  • la convenienza a ricorrere ad una simile possibilità.

Tassazione plusvalenze fondi e ETF sarà davvero abbassata?

Su alcuni siti l’indiscrezione sul possibile calo della tassazione su ETF e fondi viene fatta passare per notizia ma la realtà non è questa. La verità è che il governo, nell’intento di recuperare 1,5 miliardi di euro per ragioni di bilancio, sta prendendo in considerazione la possibilità di abbassare l’aliquota dal 26% al 14%. La manovra non è stata ancora approvata e quindi, come per tutte le notizie di questo tipo, siamo nel campo delle ipotesi.

Morale: il ribasso della tassazione sulle plusvalenze potrebbe esserci ma anche non esserci. Si saprà tra alcune settimana quando la manovra verrà approvata (al netto di eventuali emendamenti).

Quindi, ad oggi tutto resta immutato e quindi vale sempre quanto scritto nei due report tematici:

Ad ogni modo, comunque, una eventuale norma avrebbe campo limitato a questi asset:

  • fondi comuni
  • ETF puri (quindi non ETC)
  • polizze vita Ramo I
  • polizze vita Ramo V

Tutto il resto (pensiamo ad esempio ad azioni, obbligazioni, ETC) resterebbe fuori.

Morale: chi investe su più strumenti, se la tassazione dovesse essere abbassata, dovrebbe fare una selezione per evitare errori.

Tassazione fondi e ETF al 14%: come funzionerebbe

Ammettiamo che il provvedimento possa passare: come funzionerebbe? Tanto per iniziare la riduzione delle aliquote è inserita in un provvedimento che fa riferimento all’allungamento dei termini per la rideterminazione dei valori di acquisto dei terreni e delle partecipazioni. Tali beni (comprese le partecipazioni finanziarie) devono essere detenuti al primo gennaio 2023. Il 30 giugno prossimo è il termine entro cui effettuare il versamento in una sola soluzione oppure in 3 rate annuali con interessi al 3%.

Ebbene chi decide di pagare prima e saldare il conto, può godere di un’imposta agevolata. Anche i possessori di patrimoni in fondi/ETF o polizze assicurative da investimento sarebbero compresi nel provvedimento e anche a loro sarebbe applicata un’aliquota del 14%.

Non sarebbe più applicata l’aliquota del 26% sui redditi da capitale al momento della chiusura dell’investimento ma solo se il versamento viene eseguito entro settembre si rientrerebbe nell’agevolazione del 14%.

Ci sarebbe un requisito temporale ben preciso per sfruttare l’agevolazione fiscale al 14%: il provvedimento, infatti, si applicherebbe alle sole rivalutazioni certificate al 30 giugno. Attenzione perchè comunque l’allargamento dell’agevolazione fiscale non riguarda tutto il patrimonio dell’investitore ma solo la reale rendita finanziaria.

La scelta di aderire all’agevolazione va comunicata entro questa data e il versamento va poi effettuato entro il 16 settembre 2023.

Quindi anche se la legge dovesse essere approvata ci sarebbero un bel pò di mesi (fino a giugno) per decidere se conviene aderire o meno.

Giusto per sintetizzare: possiamo pensare alla riduzione della tassazione delle plusvalenze di fondi e ETF come ad una sorta di incentivo del governo a pagare prima le tasse. L’investitore può godere dell’imposta sostituita al 14% ma solo se paga subito e non ricorre al sistema delle rate annuali

Affrancamento di quote in Organismi di investimento collettivo del risparmio (Oicr)

Nel caso di plusvalenze di fondi e ETF entra in gioco la questione dell’affrancamento di quote. Teoricamente con questo termine particolare si intende la procedura che, in presenza di cambi penalizzati del sistema fiscale, permette all’investitore di contenere gli effetti negativi che sono imputabili all’aumento del carico fiscale.

Praticamente ammettendo di aver comprato quote di fondi o di ETF per un valore complessivo di 10.000 euro e che oggi queste quote valgono 12.000 euro (plusvalenze di 2.000 euro), tramite l’affrancamento si beneficerebbe di una sorta di sconto al momento della vendita con aliquota applicata sulla plusvalenze non più del 26% ma del 14%. Quindi nel caso dei 2.000 euro dell’esempio, la tassazione da versare, in caso di uscita, sarebbe di 280 euro contro i 520 euro originari.

La differenza non sarebbe di poco conto.

Basta questo per dire che aderire all’agevolazione conviene?

Aliquota fondi e ETF al 14% conviene aderire?

C’è una bella differenza tra un’aliquota del 26% e una del 14% questo però non è sufficiente per dire che conviene aderire all’agevolazione.

Tutto dipende dai programmi di breve termine dell’investitore. Se l’intenzione è quella di chiudere (ovviamente con guadagni), l’affrancamento è meglio non lasciarselo sfuggire.

Attenzione però perchè se il valore dell’investimento dovesse crollare proprio quando si intende chiudere, allora l’aliquota agevolata servirebbe a poco dinanzi all’erosione della plusvalenza.

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Tutto cambia se l’orizzonte di investimento si allunga ( 5 anni e oltre). In questo caso aderire significa dover pagare subito (solo così si ottiene lo sconto) e quindi non avere quel denaro che potrebbe servire per investire con profitto.

Questione di prospettive, quindi.

Ora tutto sta a capire se davvero la tassazione su ETF e fondi possa passare al 14% (se si paga subito).