Giovedì 2 febbraio Arera diffonderà le informazioni sulle tariffe gas di gennaio per i consumatori che si trovano in regime di maggior tutela. Le previsioni, attualmente, non sono negative per le famiglie italiane, finora penalizzate dai rincari sulla bolletta del gas. Anche alla luce delle recenti dichiarazioni provenienti dal mondo della politica e dell’economia: il ministro Giancarlo Giorgetti, infatti, ha parlato di un calo del 40%. Da Nomisma, invece, il presidente Davide Tabarelli ha parlato di un calo del 33%. Sono numeri diversi, ma entrambi denotano una flessione significativa che influirà positivamente sul costo delle bollette. Infine, potrebbero esserci altre novità a partire dal mese di aprile, grazie alle possibili misure di sostegno governative finalizzate a contrastare il caro energia dopo il 31 marzo.
Bolletta del gas: calo tariffe, quanto risparmieranno le famiglie?
Tabarelli ha fato delle stime, che potrebbero risultare importanti in prospettiva per le famiglie italiane. Secondo le sue previsione, considerando un consumo medio di circa 1.400 metri cubi all’anno, con un taglio del 33% delle tariffe, il risparmio andrebbe a superare (di poco) i 700 euro annui in bolletta.
Manca ancora qualche giorno prima di sapere quale sarà la tariffa definitiva, ma si prevede che si avvicinerà ai 60 euro/MWh, ovvero quasi la metà dei 117 €/MWh usati dall’Autorità a dicembre 2022. Un’altra buona notizia riguarda poi il tasso di inflazione, che potrebbe scendere sotto il 10%.
Si tratta di un miglioramento (dopotutto, bisogna saper apprezzare le buone notizie che ci sono), ma bisogna tenere a mente che la crisi energetica non è finita, considerando che le tariffe del gas a gennaio 2023 sono sempre al +30% rispetto a gennaio 2022.
Prezzo politico in arrivo?
Giorgetti ha ribadito che gli effetti del calo delle tariffe risulteranno visibili già sulle bollette di gennaio. Inoltre, la politica è orientata a introdurre un nuovo meccanismo per aiutare le famiglie a risparmiare energia consapevolmente: si parla di “prezzo politico”, con la possibilità di ripartire il costo finale della bolletta in due parti, con il 25-30% regolato in base alle tariffe di mercato e la parte residua (75%-80%) regolato dallo Stato, il cosiddetto “prezzo politico”.