Fino a poco più di un anno fa per il risparmiatore medio italiano non esisteva che il conto corrente. Era quello il porto quasi esclusivo dei risparmi degli italiani. In quella fase chi investiva era già qualcosa in più rispetto al profilo tipico del risparmiatore e comunque lo faceva in asset speculativi che implicavano un certo livello di rischio.
A distanza di poco più di 12 mesi da allora, il quadro è completamente cambiato. Oggi il risparmiatore medio ha compreso che tenere i soldi fermi sul conto corrente significa farsi divorare dall’inflazione. Chi non ha la necessità di avere liquidità a portata di mano, tende a spostare il cash sui titoli di stato ma anche sulle obbligazioni bancarie. Lì ci sono rendimenti impensabili fino ad un anno fa. Lì c’è la possibilità di contrastare almeno il macigno inflazione.
Essendo questo un sito dove a scrivere sono investitori, nessuno giudica nessuno. Si faceva bene oltre un anno fa a tenere i soldi sul conto corrente (anche perchè non è che si poteva spostare su BTP offrivano poco e nulla…per non parlare del rendimento BOT sotto allo zero) e si fa bene adesso anche perchè le banche italiane hanno preferito non proporre conti deposito all’altezza del periodo.
I numeri certificano il crollo dell’hype per i conti correnti
Quelle che abbiamo messo fin qui in evidenza non sono nostre considerazioni ma le sole conclusioni possibili che si possono avere analizzando i dati dell’ultimo report dell’ABI sulla liquidità nei conti correnti italiani. Ebbene a maggio il cash depositato è crollato di ben 13,3 miliardi di euro, scendendo a quota 1.789,1 miliardi (eh si è questa la massa di liquidità che gli italiani hanno sui loro conti correnti).
Per avere una certificazione della flessione basta considerare che a luglio 2022 sui conti correnti italiani erano depositati 1.873,1 miliardi. La contrazione quindi c’è.
E certificano lo spostamento del cash verso i titoli di stato
Dove si è spostata questa liquidità un tempo lasciata sul conto? Ma dove ci sono rendimenti certi senza che ciò significhi rischio. Quindi BTP tanto per iniziare. Dalla fine del 2021 gli investimenti in BTP sono saliti di 96,6 miliardi di euro. Questo dato è la dimostrazione evidente di un messaggi ben preciso che il risparmiatore medio italiano sta lanciando alle banche: di questi tempi la liquidità va remunerata. Non interessa dove mettere i risparmi per non correre rischi ma come far fruttare i risparmi (sempre senza correre rischi!).
A dimostrazione di tutto questo il fatto che anche gli investimenti in obbligazioni siano aumentati. Sempre il report dell’ABI ha anche certificato che dalla fine del 2021 gli investimenti in obbligazioni bancarie sono aumentati di 12 miliardi di euro che non è poco.
E se anche le banche italiane investono in BTP…
A riprova del forte hype verso i titoli di stato italiani, c’è poi un dato che deve far riflettere: non sono solo i risparmiatori medi a spostare soldi dal conto corrente ai titoli di stato ma le stesse banche italiane. Dalla fine del 2022 ad oggi gli investimenti in BTP delle banche sono stati pari a 388,4 miliardi, 15,6 miliardi in più. Praticamente le banche prendono una parte della liquidità depositata dai clienti sui conti e la mettono su quelli che sono gli inediti investimenti più redditizi del 2023: proprio i BTP.
Dimenticavamo: da quella liquidità i correntisti non hanno praticamente nulla dalla banca.
Insomma dai risparmiatori alle banche tutti sono in fila per comprare BTP.