La tassazione agevolata su BOT e BTP è salva. Sui titoli di stato, infatti, c’era e continuerà ad esserci l’aliquota di vantaggio del 12,5%. Come sempre avviene nelle fasi precedenti all’approvazione della delega fiscale si era tornati a parlare di possibilità cambiamenti incisivi nelle tassa su BOT e BTP ma anche in questa circostanza, come già avvenuto in passato, il pericolo è stato scongiurato.
Nella delega fiscale che il governo ha recentemente congedato, infatti, non c’è riferimento significativo alla tassazione degli strumenti finanziari e questo lascia presumere che le tasse sui BOT e BTP da un lato e quelle sui titoli azionari e sulle obbligazioni dall’altro, siano destinate a restare tranquillamente sui livelli attuali.
Il pericolo scongiurato è una buona notizia per gli amici risparmiatori che investono in obbligazioni statali mentre è una mezza delusione (ma neppure più di tanto visto che la conferma era quasi certa) per chi preferisce investire in obbligazioni e in azioni.
L’aumento delle tasse su BOT e BTP è questione di tempo
Il fatto che ogni qualvolta ci sia l’approvazione di un provvedimento fiscale da parte del governo si torni a parlare di rischio di aumento delle tasse che si pagano su BOT e BTP non è una casualità. Su queste tipologie di titoli, infatti, si applica l’aliquota agevolata al 12,5% che agli occhi di qualcuno è fortemente discriminatoria nei confronti degli altri strumenti di investimento.
E in effetti la tassazione sugli altri prodotti finanziari (azioni, obbligazioni ma anche fondi comuni e ETF) è pari a oltre il doppio rispetto a quella di favore (ben il 26%).
Una differenza enorme che già da tempo ha spinto l’Unione Europea ad accendere un faro su questa situazione. L’UE già durante l’esperienza di governo di Draghi (esecutivo tecnico) aveva chiesto di superare questo dualismo arrivando ad una nuova tassazione degli strumenti finanziari che trattasse in modo diverso le tasse su BOT, BTP, azioni, bond e fondi di investimento.
Per adesso il governo Meloni che molto sta puntando su una sorta di nazionalizzazione del debito pubblico, si è limitato a degli annunci di principio senza però alcun riferimento alla sostanza. Non poteva fare diversamente visto che, aumentando la tassazione sui titoli di stato queste obbligazioni finirebbero col perdere il loro vantaggio competitivo. Tuttavia prima o poi la questione dovrà essere affrontata.
Ricordiamo che la tassazione sui titoli di stato assieme alle commissioni che si pagano per comprare BOT e BTP erodono il profitto dell’investimento determinando il passaggio da lordo al netto).
La guida pratica aggiornata >>> Tassazione BTP 2023: cedole e capital gain, come risparmiare sulle tasse
Il progetto di Draghi sulle tasse che si pagano su BOT e BTP
Nei cassetti dei palazzi romani in merito al dossier tasse sui titoli di stato e richiesta di uniformità da parte dell’UE, c’è il vecchio disegno a suo tempo stilato dall’esecutivo Draghi. Pochi amici risparmiatori lo sanno ma se Meloni volesse (e noi crediamo che non voglia per i motivi indicati in precedenza) qualcosa da cui partire ci sarebbe.
L’idea di Draghi era quella di introdurre due aliquote sui redditi da capitale pari al 15% e al 26% e un’aliquota proporzionale unica al 23%. Come si vede non c’è più alcun riferimento all’aliquota agevolata del 12,5% che dovrebbe essere superata. Ad ogni modo questo è il disegno di Draghi e per ora è solo una bozza in un cassetto.
Le novità della Meloni sulle tassa che si pagano su BOT e BTP
Il governo Meloni dedicò alla riforma finanziaria approvata a marzo alcuni punti ai redditi di natura finanziaria. Ad esempio venne eliminata la tassazione su quanto maturato mentre venne messa ancora più in primo piano la tassazione sul realizzato. Allo stesso tempo i redditi di capitale e i redditi diversi di natura finanziaria vennero uniti con la tassazione per cassa. Novità su questioni di principio o poco, quindi. Per quello che riguarda le tassa che si pagano sui titoli di stato, invece, tutto come prima.
Anche nella delega fiscale non ci sono novità ma questo non significa che non siano destinate ad esserci in futuro. Da qui in poi ci saranno i provvedimenti attuativi della Delega anche se non è neppure da escludere che ci possano essere cambi più incisivi a fine anno con la legge di bilancio. Difficilissimo, comunque, che possa essere la bozza Draghi a guidare la Meloni nella revisione della tassa che gravano su BOT e BTP.