Il governo vuole introdurre una tassa sugli extraprofitti percepiti dalle banche, con lo scopo di redistribuire risorse alla collettività. Tuttavia, questa mossa potrebbe indurre le banche a incrementare i costi per i consumatori, influendo in negativo sul costo complessivo del conto corrente e della sua gestione.
Tassa extraprofitti banche: i dettagli
Andiamo a elencare alcuni elementi chiave di questa tassa sugli extraprofitti delle banche:
- Extraprofitti: calcolati sul margine di interesse, che rappresenta la differenza tra interessi attivi (guadagni della banca da prestiti e mutui) e interessi passivi (pagati dalla banca ai clienti sui conti correnti o conti deposito).
- Destinatari dell’imposta: riguarda gli intermediari finanziari, escludendo gestori di fondi comuni e società di intermediazione mobiliare.
- Calcolo dell’imposta: applicazione del 40% sul margine di interesse che supera di almeno il 5% quello del 2021 e del 10% per il 2023.
- Limitazioni: l’imposta non può superare il 25% del patrimonio netto della banca del 2022.
- Termini di pagamento: la tassazione deve essere versata entro giugno 2023, con alcune specifiche per soggetti con esercizi non annuali.
- Non deducibilità: l’imposta non è deducibile fiscalmente.
- Finalità: le entrate serviranno per ridurre la pressione fiscale su famiglie e imprese e per finanziare il fondo mutui per gli under 36.
Cosa sono le “Windfall Taxes”?
Le Windfall Taxes, note come tasse sugli extraprofitti, sono imposte applicate in situazioni eccezionali a aziende o settori che registrano guadagni particolarmente elevati. Spesso, queste tasse vengono applicate in situazioni straordinarie, come guerre o crisi economiche. Di recente, simili tassazioni sono state applicate alle aziende energetiche in Italia e in Europa.
LEGGI ANCHE >>> Rendimenti conti correnti: interessi attivi ancora assenti, perché?
Tassa extraprofitti banche: gli effetti potenziali sui correntisti
Nonostante l’obiettivo nobile di redistribuire risorse, esiste la preoccupazione che le banche possano cercare di recuperare queste perdite a spese dei consumatori, aumentando i costi bancari. Si potrebbe registrare una crescita delle tariffe bancarie che, basandosi su stime preliminari, potrebbe portare a un incremento medio di 10,3 euro per conto corrente, con una spesa complessiva che supera il mezzo miliardo di euro annuo.
L’associazione Assoutenti ha sollevato preoccupazioni, sottolineando l’importanza di garantire che tale tassazione non si trasformi in un onere per i cittadini. Ci sono quindi appelli affinché il governo intervenga per impedire rincari ingiustificati da parte delle banche.
Questa tassa, infatti, potrebbe influenzare negativamente la redditività bancaria, riducendo i profitti e, potenzialmente, la stabilità delle banche. Inoltre, esiste un precedente italiano: la Robin Hood Tax del 2008, una tassazione sulle aziende energetiche. Anche se introdotta con buone intenzioni, ha finito per gravare sui consumatori.