I certifcates garantiti hanno un profilo di rischio molto basso a discapito della redditività (www.risparmioggi.it)

I certificates a capitale garantito sono una tipologia di certificati di investimento. L’aggettivo “garantito” suggerisce una certa rassicurazione perchè se il capitale dell’investimento è garantito allora il livello di rischio è molto basso. Ma vale davvero questa deduzione? In altre parole i certificates a capitale garantito offrono davvero una protezione del capitale investito o comunque ci sono dei rischi?

Nei prossimi paragrafi faremo chiarezza su queste questioni spiegando come funzionano i certificates a capitale garantito, quando è il caso di sottoscriverli e quale è il loro rapporto con i certificati di investimento a capitale protetto. Alcuni investitori, infatti, utilizzano le espressioni come sinonimi ma si tratta davvero della stessa fattispecie oppure ci sono delle differenze tra certificates a capitale garantito e certificati a capitale protetto?

Insomma la questioni aperte a cui è fondamentale dare una risposta prima di iniziare ad investire in certificates sono un bel pò e quindi è il caso di entrare subito nel vivo della tematica.

Cosa sono i certificates a capitale garantito

Il livello di protezione assicurato dal certificato di investimento né definisce il tipo. Attenzione perchè la protezione intesa dai certificati di investimento non fa riferimento all’assenza di rischi e quindi non stiamo comunque parlando di investimenti sicuri (che, per inciso, non esistono perchè ogni investimento implica sempre un certo livello di rischio). La protezione cui fanno riferimento i certificati a capitale garantito riguarda il rimborso al valore nominale. Laddove esso è assicurato dall’emittente allora si può parlare di certifcates a capitale garantito.

Tuttavia la protezione può essere solo parziale e allora in tal caso si parla di certificates a capitale parzialmente protetto. In questa fattispecie viene protetta solo una parte del valore del titolo. E se invece la protezione è condizionata al verificarsi di un determinato evento allora si entra in una terza fattispecie, quella dei certificates a capitale condizionatamente protetto.

Dal livello di protezione sul rimborso al valore nominale scaturiscono ben tre diversi tipi di certificates a capitale garantito.

Certificates a capitale garantito e protetto sono la stessa cosa?

Non sono sempre la stessa cosa i certificates a capitale garantito e protetto. Le due fattispecie, per quanto simili, non sono del tutto coincidenti. In realtà solo i certificati di investimento a capitale 100% protetto vengono definiti come garantiti mentre i certificates a capitale condizionatamente o parzialmente protetto non sono garantiti.

Quindi certificates a capitale protetto e garantito sono la stessa cosa solo se il rimborso al valore nominale è sempre assicurato dall’emittente. Laddove la protezione o è parziale o è condizionata allora non ci può parlare di certificates a capitale garantito.

🔍 I certificati di investimento a capitale garantito sono una sotto-tipologia dei certificates a capitale protetto assieme a quelli a capitale parzialmente protetto e a quelli a capitale condizionatamente protetto. La differenza sta nel livello di tutela del rimborso al valore nominale.

Come funzionano i certificates a capitale garantito o protetto

La massima protezione del capitale a scadenza è assicurata dai certificates a capitale garantito. Iniziamo quindi con lo spiegare come funziona questa tipologia di certificates per poi passare alle altre due caratterizzate da una, sia pur tra loro differente, sfumatura di protezione.

Nei certificates a capitale garantito il sottoscrittore beneficia, oltre che del flusso di cedole legato all’andamento del sottostante, anche della garanzia del rimborso del capitale se ha sottoscritto i certificates in fase di collocamento. I certificates a capitale garantito o protetto consentono di trarre beneficio dal rialzo dei mercati. Tuttavia se il sottostante dovesse invece arrivare alla scadenza in perdita, comunque l’investitore avrebbe il rimborso del capitale a valore nominale (ossia 100) che è appunto sempre garantito. Questo meccanismo di funzionamento limita i rischi ma non li elimina perchè stiamo pur sempre parlando di strumenti di tipo speculativo.

Non solo ma la protezione che viene offerta dai certificati di investimento a capitale garantito ha pure un “prezzo”. Il rimborso al valore nominale viene si garantito all’investitore ma in cambio egli subisce una sorta di riduzione delle sue performance rispetto all’andamento del sottostante.

E se invece il certificato non è stato comprato ad un prezzo pari o inferiore a quello di collocamento ma bensì superiore? In tal caso scatta in automatico la perdita dell’eccedenza maturata rispetto al valore garantito 100.

In pratica è come se la maggiore protezione del capitale avvenisse a discapito di un contenimento dei possibili guadagni. Essi tornano ad essere “liberi” abbassando il livello di protezione e quindi passando ai certificates a capitale condizionatamente e parzialmente protetto.

Differenze con i certificates a capitale condizionatamente e parzialmente protetto

Nel caso dei certificati a capitale condizionatamente e parzialmente protetto, il rimborso dell’intero capitale avviene solo se il sottostante non perde oltre una certa percentuale di valore indicata nei fogli informativi. Non essendoci “prezzo” da pagare per la protezione a differenza di quello che avviene con i certificati a capitale garantito, la remunerazione potenziale è più alta. Al tempo stesso, però, anche il livello di rischio sale e spesso anche di tanto visto che si può arrivare a perdere anche il 50% di quando investito all’inizio.

I certificates di investimento a capitale condizionatamente o parzialmente protetto NON sono garantiti al 100% ma solo fino al massimo deprezzamento indicato nei fogli informativi (livello di barriera).

🤚 Esempio: 30% è la perdita massima tollerata dal certificates a capitale condizionatamente protetto. Se a scadenza la perdita dovesse essere più alta del 30%, la protezione e quindi il rimborso totale a scadenza sarebbe solo fino a questo livello. Da 30% + 1 non ci sarebbe alcuna protezione.

Certificati a capitale garantito con cedola sono davvero il top?

Massima protezione più coupon belli corposi sono il biglietto da visita dei certificati a capitale garantito con cedola. Questi strumenti vengono presentati come il TOP della gamma. E in effetti come non apprezzare certificates che proteggono il capitale a scadenza e in più offrono premi molto corposi?

Oramai l’ingegneria dei prodotti finanziari si sta sbizzarrendo e sul mercato ci sono certificati a capitale garantito con cedola mensile e poi certificati con maxi cedola e ancora i certificati con cedola incondizionata. La qualità del flusso cedolare identifica i prodotti. Attenzione perchè la cedola è sempre parte integrante dei certificates anche che di quelli che protetti non solo sono affatto o lo sono solo in parte. L’ammontare del flusso cedolare e le caratteristiche sono parametri da considerare solo in seconda battuta. Se l’obiettivo è ottenere la massima protezione possibile del capitale a scadenza, allora la prima cosa da fare è verificare che il certificato sia proprio garantito e non sia condizionatamente o parzialmente protetto. In caso contrario il rischio è quello di comprare un certificato che stacca una cedola anche attraente ma, a scadenza, può portare alla perdita di una parte consistente del capitale. Non è detto che una opzione simile abbia senso per tutti i tipi di investitori.

Rischi dei certificates a capitale garantito

Per quanto il livello di rischio sia molto contenuto, anche i certificati a capitale garantito (per intendersi i certificates 100% garantiti) non sono del tutto esenti da rischi. Se l’andamento sfavorevole del sottostante viene neutralizzato dalla garanzia del rimborso del capitale a scadenza, c’è pur sempre il rischio default dell’emittente con cui i sottoscrittori devono fare i conti. I certificates a capitale garantito, infatti, non sono neppure lontanamente equiparabili ai titoli di stato considerati la forma di investimento in assoluto più sicura. Dal punto di vista giuridico sono sullo stesso livello delle obbligazioni senior non garantite. Tutto questo ha delle implicazioni molto significative sul rischio comportato. Se infatti ci dovesse essere la liquidazione dell’intermediario, l’investitore perderebbe tutto il suo capitale anche se esso è garantito. Uno scenario da incubo che tuttavia, almeno ad oggi, è sempre rimasto solo sulla carta anche perchè i certificates sono emessi da banche ed istituti finanziari soggetti alla vigilanza di Consob e Banca d’Italia. Il punto è che nei certificates non è prevista la tutela del FITD a differenza di ciò che avviene con i conti correnti fino a 100.000€. Di conseguenza il credito verso la banca emittente non verrebbe garantito se essa dovesse fare default.

Altro rischio dei certificates riguarda il livello di liquidità. A prescindere dalla tipologia (quindi dal livello di protezione), i certificati di investimento sono strumenti finanziari a scadenza. In poche parole l’investitore che li compra dovrà essere consapevole che avrà molte difficoltà a rivendersi prima della cessazione naturale. Nonostante i certificates siano quotati in borsa, il loro mercato secondario è molto limitato e anche per questo i prezzi proposti per la vendita anticipata da retail a retail sono spesso stracciati.

⚠️ Chi volesse vendere i certificati prima della scadenza avrebbe una difficoltà enorme a farlo. Il solo modo per neutralizzare il rischio di trovarsi in una situazione di questo tipo è partire dal presupposto che i certificates non possono essere venduti in anticipo.

Quando sottoscrivere i certificati a capitale garantito

Ovvero a quale tipo investitore si adattano meglio i certificati di investimento al 100% protetti? Non si tratta di strumenti per tutte le tipologie di portafoglio. Il target è infatti molto settoriale. A sottoscrivere i certificates a capitale garantito sono gli investitori che hanno una bassissima tolleranza al rischio e che sono quindi disposti a rinunciare ad un guadagno potenzialmente più alto pur di veder garantito il proprio capitale a scadenza.

Se la protezione viene prima della redditività, allora i certificati a capitale garantito sono l’ideale. Viceversa se l’obiettivo è quello di massimizzare il rendimento possibile, facendosi però carico di un profilo di rischio più alto, ci sono due alternative: preferire i certicates a capitale parzialmente o condizionatamente protetto oppure optare proprio per altri strumenti di investimento.

Questa è la caratteristica numero che dovrebbe possedere l’investitore che decide di sottoscrivere i certificates a capitale garantito (nulla toglie che per un qualsiasi motivo di gestione del portafoglio anche chi ha un’alta tolleranza al rischio possa sottoscrivere questo tipo di certificati ma nel suo caso sarebbe come essere “sprecati”).

C’è però anche un secondo punto: i certificates a capitale garantito dovrebbero essere sottoscritti quando c’è una visione rialzista del mercato. Se le stime dovessero essere al ribasso, allora il prodotto non andrebbe bene anzi sarebbe controproducente sottoscriverli.

In conclusione, quindi, i certificati a capitale garantito sono perfetti per gli investitori che non vogliono correre rischi e che hanno al tempo stesso una view bullish sui mercati.

Tecnicamente il target è molto identificato, praticamente non possiamo parlare di mercato di nicchia per il semplice fatto che gli investitori con queste caratteristiche sono tantissimi. E infatti i certificati a capitale garantito nascono come strumento per investitori attenti al risparmio per poi allargarsi dopo anche ai profili più speculativi.