Il collocamento del bond Tier 2 novembre 2036 di Intesa Sanpaolo è stato un successo. Sono innegabili almeno due grandi risultati raggiunti dalla nuova emissione:
- il rendimento offerto è stato il più basso dal 2010
- il costo è stato il più basso mai raggiunto da una emissione subordinata bancaria italiana negli ultimi 14 anni
Ci sarebbe anche un terzo risultato che però andrebbe osservato in prospettiva. Apparentemente la nuova obbligazione Tier 2 di Intesa Sanpaolo sembra rendere più del BTP di pari durata. Verissimo se si considera il rendimento lordo ma le cose cambiano se si considera il rendimento al netto. In più sarebbe anche che il caso di tenere conto dei rischi connessi ad una obbligazione di questo tipo che non sono propriamente quelli dei titoli di stato italiani.
Per un sito come RisparmiOggi che adotta il punto di vista dell’investitore, questi ultimi fattori sono una componente essenziale per procedere ad una valutazione. Lo sono perchè lo sarebbero per qualsiasi investitore al mondo.
Vedremo tutto meglio nella seconda parte dell’articolo. Prima le presentazioni del bond.
Indice
Profilo delle obbligazioni Tier 2 2036 di Intesa Sanpaolo
Le nuove obbligazioni collocate da Intesa Sanpaolo nei giorni scorsi hanno sbancato tra gli investitori esteri con ben il 93% dei sottoscrittori non italiani e solo un 7% di sottoscrizioni nazionali. Boom degli ordini con una domanda che ha praticamente più che raddoppiato quella che era l’offerta. Di conseguenza il rendimento è andato in picchiata. Caratteristica essenziale del bond è la possibilità per l’emittente di procedere con un rimborso anticipato che può essere esercitato dopo i primi sette anni. C’è quindi l’opzione call.
- Emittente: Intesa Sanpaolo
- Tipologia bond: obbligazioni subordinate bancarie
- Scadenza: 14 novembre 2036 (durata 12 anni)
- Ammontare emissione: 1,25 miliardi di euro
- Ammontare domanda: oltre 3 miliardi di euro
- Struttura: cedola fissa per i primi 7 anni poi variabile in caso di mancato rimborso
- Opzione call: dopo 7 anni a discrezione dell’emittente
- Rendimento esitato: circa il 4,4% all’anno corrispondente al tasso midswap più un margine di 194 punti base
- Riferimento dell’emissione: raccolta a valere sul piano di funding 2025 della banca
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Come funziona il nuovo bond Tier 2 di Intesa Sanpaolo in breve
Il passaggio centrale delle obbligazioni Intesa Sanpaolo novembre 2036 è la possibilità di esercizio dell’opzione call dopo i primi 7 anni grazie alla quale l’emittente può richiamare in anticipo il bond prima della sua naturale scadenza. Due gli scenari possibili:
- se la call viene esercitata: Intesa Sanpaolo rimborsa l’investitore restituendogli il capitale più gli interessi sviluppati e non corrisposti
- se la call non viene esercitata: le obbligazioni passano dal tasso fisso a quello variabile restando tali fino alla scadenza. Evolvendosi in variabile, la cedola sarà quindi pari al tasso midswap a 5 anni più il margine di 194 punti base.
Per Intesa Sanpaolo la facoltà di esercitare la call si traduce nella possibilità di ridurre i propri costi in un contesto caratterizzato da tassi di interesse in calo. Di solito questo vantaggio viene poi sfruttato per emettere nuovi bond ad un tasso più basso.
Ma l’esercizio della call è anche un vantaggio per gli investitori visto che, solitamente, i callable bond offrono rendimenti più alti proprio per compensare il rischio di richiamo. Tuttavia dal punto dell’investitore, le obbligazioni strutturate con la call hanno anche lo svantaggio di determinare, in caso di esercizio dell’opzione, un inevitabile reinvestimento del capitale liberato in un mercato con tassi più bassi.
Rendimento attorno al 4,4% annuo per il Tier 2 di Intesa Sanpaolo
A proposito di rendimenti, quello esitato dalle obbligazioni Intesa SP 2036 è pari a circa il 4,4% al lordo ossia il tasso midswap maggiorato dell’1,94%. In pratica ogni anno il bond pagherà il 4,4% lordo. Questo fino al settimo anno quando poi l’emittente avrà facoltà di esercizio della call.
Se lo dovesse fare, allora il bond si chiuderebbe con il rimborso del capitale e degli interessi non corrisposti. Se invece non dovesse esserci alcun esercizio, allora la cedola fino ad allora fissa diverrebbe variabile restando tale fino alla scadenza naturale e remunerando il tasso midswap a 5 anni (14 di durata totale – i 7 prima dello scatto della call) più l’1,94%.
Il bond Tier 2 di Intesa Sanpaolo rende più del BTP?
Il riferimento per confrontare il rendimento annuale del bond 2036 di Intesa Sanpaolo con quello del titolo di stato di pari durata, è il BTP a 12 anni.
Se consideriamo il rendimento al lordo di tasse e ritenute non ci sono dubbi: il bond Tier 2 di Intesa Sanpaolo rende più del BTP a 12 anni. C’è infatti un premio dello 0,6% che non è di poco conto. Se però passiamo dal lordo al netto il discorso cambia perchè la tassazione applicata è differente. Nel caso delle obbligazioni bancarie si applica il 26% mentre per la tassazione BTP è del 12,5%, la più bassa in assoluto tra tutti gli strumenti finanziari. Al netto, quindi, il rendimento del nuovo bond di Intesa SP diventa più basso di quello del BTP a 12 anni.
E’ tutta una questione di prospettiva quindi. Come lo è anche il fatto che mentre i BTP sono il massimo della sicurezza, quella emessa da Intesa Sanpaolo è sempre una obbligazione subordinata che ha un livello di rischio più alto rispetto ad un bond seniori. In teoria, infatti, l’emittente potrebbe sospendere le cedole se gli esercizi si dovessero chiudere in perdita. Questo è un ragionamento teorico che resta solo sulla carta visto che Intesa Sanpaolo è una banca solidissima, con ottimi fondamentali e forti prospettive di crescita.