Inserire in portafoglio asset da rendimento è sempre stato l’obiettivo di ogni investitore. Negli ultimi mesi parlare di rendimento ha significato alludere ai BTP che sono diventati l’asset preferito non solo da chi poco avvezzo al rischio ma anche dagli investitori che hanno sempre avuto un approccio più speculativo e per questo preferivano investire su altri mercati come le azioni e gli ETF. La buona notizia è che proprio una tipologia particolare di Exchange Traded Fund, quelli obbligazionari, sono tornati ad offrire rendimenti interessanti.
Risultato di questa nuova trasformazione? Chi è a caccia di rendimenti non guarda più solo ai BTP ma anche agli ETF obbligazionari. Conseguenza di tutto questo? E’ di nuovo boom di afflussi sugli ETF obbligazionari. Chi lo dice? I dati ufficiali di Amundi ETF.
BTP per chi è a caccia di rendimento ma a tornano anche gli ETF obbligazionari
A causa della politica di rialzo dei tassi da parte della BCE, inevitabile in un ottica di contrasto dell’inflazione, il rendimento dei BTP è salito a livelli inimmaginabili fino a pochi anni fa. Per ritrovare rendimenti così alti è necessario tornare ai tempi della crisi del debito sovrano (ma allora era il rischio default Italia a fare da catalizzatore).
Inevitabile il rally dell’appeal sintetizzabile con un semplice dato: a maggio oltre il 50% della raccolta si è indirizzato verso la carta italiana. Il fatto che le previsioni sui rendimenti BTP 2023 continuino ad essere positive lascia intendere che nei prossimi mesi il trend sulla raccolta è destinato a proseguire.
Tuttavia se si passa da un orizzonte geografico limitato all’Italia ad uno che abbraccia tutta l’Europa è possibile cogliere un importante segnale: la ripresa dei rendimenti anche su altri mercati, ha spinto al rialzo gli afflussi sugli ETF obbligazionari. Non si tratta di un movimento estemporaneo visto che, i flussi degli ETF a reddito fisso hanno praticamente eguagliato quelli azionari.
Tornano i rendimenti sugli ETF fixed income
Secondo i dati comunicati da Amundi ETF, uno dei più importanti gestori di fondi a livello mondiale, da inizio 2023 i flussi di ETF a livello globale sono arrivati a quota 300 miliardi di euro e tale ammontare si divide in modo più o meno equo tra azionario e obbligazionario. Resta invece un forte squilibrio per quello che riguarda gli asset con 7.000 miliardi di euro di AuM degli ETF azionari e i 2.000 miliardi di euro del fixed income.
Sempre secondo lo stesso report, da inizio anno gli afflussi degli ETF a reddito fisso domiciliati in Europa hanno quasi raggiunto quelli azionari attestandosi a quota 32,6 miliardi di euro. A livello settoriale, ad avere più appeal è stato il debito governativo con una raccolta pari a 16,3 miliardi di euro anche se è da trascurare l’afflusso (10,4 miliardi di euro) sul debito societario investment grade.
Come interpretare questi dati? Semplicemente evidenziando come la ripresa della popolarità delle obbligazioni sovrane sia una conseguenza della risalita dei rendimenti di questi asset anche se, ci sono alcuni segnali che lasciano intendere come il ritrovato hype sia frutto del ruolo di beni rifugio sempre più ricoperto dagli ETF obbligazionari.
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I rendimenti fanno spostare gli investimenti sul tratto lungo della curva
L’andamento degli afflussi non è uniforme su tutta la curva ma interessa soprattutto la parte più lunga.
Da inizio anno gli investimenti sugli indici obbligazionari governativi broad sono stati pari a 3,9 miliardi di euro mentre quelli di lungo periodo si sono attestati a 5,8 miliardi di euro. Parallelamente investimenti per 4,7 miliardi di euro si sono indirizzati sul breve termine. Nella prima parte dell’anno c’è stato un forte hype per le obbligazioni a breve scadenza, effetto dell’inversione della curva dei rendimenti.
A giugno 2023, però, è cambiato tutto. L’afflusso sugli indici broad è stato pari a 1,2 miliardi di euro, quello sul lungo termine a 1,6 miliardi e quello sul breve termine a 1 miliardo di euro. Da questi dati si deduce che le obbligazioni con scadenza più breve continuano a vantare i rendimenti migliori ma c’è una crescita delle allocazioni nei bond a lungo termine. Lo spostamento verso la parte alta della curva può essere intenso come un effetto delle preoccupazioni per l’andamento dell’economia. Il rischio di una recessione globale, infatti, non si è ancora attenuato.