La tendenza era già in atto da alcuni mesi e le ultime rilevazioni non hanno fatto altro che confermarla: i risparmiatori italiani tendono a spostare i loro risparmi fermi sui conti correnti verso i titoli di stato italiani, BOT in testa.
In pratica, mese dopo mese, è sempre più “fuga” della liquidità verso strumenti di investimento come i Buoni Ordinari del Tesoro che non solo sono sicuri e garantiti ma che offrono anche un rendimento apprezzabile in una fase in cui l’inflazione continua a restare molto alta. Un rendimento che comunque è nettamente superiore sia al nulla offerto dalle banche sui conti correnti che al poco proposto con i conti deposito.
Proprio quei BOT che fino a poco più di un anno fa veniva snobbati perchè offrivano rendimenti nulli (se non addirittura negativi) oggi si mangiano i conti deposito delle banche ai quali non restano che le briciole.
Tutto frutto di un profondo cambio di contesto: quando i rendimenti dei BOT rasentavano lo “zero”, i tassi BCE erano nulli e l’inflazione praticamente inesistente. Oggi siamo in una situazione diametralmente opposta.
I numeri che certificano la fuga dai conti correnti verso i BOT
Stando ai dati dell’ABI, nel giro di un anno i depositi sui conti correnti bancari sono crollati di ben 84 miliardi di euro (dati aggiornati a maggio 2023) evidenziando un ribasso del 4,5%. Il dato è un chiaro segnale di allarme per le banche anche se, va sempre tenuto in considerazione che la massa monetaria depositata dagli italiani in banca tra conti correnti, conti deposito e pronti contro termine, resta qualcosa di immenso: ben 1.790 miliardi di euro.
La necessità di fare il punto proprio adesso non è casuale: a luglio 2022 la BCE iniziava ad alzare i tassi. Lo ha fatto ad ogni board. E’ palese, quindi, che lo spostamento della liquidità dai conti correnti è un effetto del mix rialzo del costo del denaro + inflazione.
Tenendo conto di quel 1790 miliardi che è il dato sulle somme che gli italiani hanno in banca, verrebbe da pensare che la flessione del 4,5% alla fine sia gestibile. Vero agli occhi del risparmiatore medio, di meno agli occhi del banchiere che invece sono proiettati verso il futuro.
Le banche sanno che i conti deposito non possono competere con i BOT
Sono tantissime le offerte sui conti deposito lanciate dalle banche, ma i banchieri sono i primi ad aver capito che la resistenza dei conti deposito contro i BOT è vana.
I numeri lo testimoniano.
A maggio 2022, i conti deposito (quei pochi presenti sul mercato) proponevano un rendimento medio dello 0,31%. A maggio 2023 eravamo saliti ad un tasso medio dello 0,68%. Attenzione perchè si tratta di percentuali al lordo da cui va detratto il 26% di imposte.
Nello stesso periodo temporale il rendimento dei BOT è passato dallo 0,67% al 3,86% di questi giorni. Non c’è già partita sul lordo, figuriamoci al netto visto che la tassazione sui titoli di stato italiani è quella di vantaggio del 12,5%. Certo si tratta di dati medi, ma come abbiamo avuto modo di calcolare è solo uno il conto deposito che regge ai BOT.
E del resto ad ogni emissione di Buoni Ordinari del Tesoro è un continuo tutto esaurito. Certo il periodo di euforia non è destinato ad essere eterno ma, ad oggi, la BCE ha detto chiaramente che ci saranno altri rialzi dei tassi e di conseguenza le previsioni sui rendimenti BOT 2023 continuano ad essere positive.
Visti i numeri precedenti il verdetto è inesorabile: un anno fa i BOT rendevano circa il doppio dei conti deposito, oggi rendono 6 volte tanto.
Insomma se l’obiettivo è quello di far fruttare i risparmi anche un minimo, è ai titoli di stato a breve scadenza che si guarda non ai conti deposito.
Il segnale preoccupante del BTP Valore
Lo Stato persegue il suo interesse che è quello di soddisfare all’interno il maggior fabbisogno pubblico possibile. Il MEF non ha mai fatto mistero di questa strategia e del resto tutto è evidentissimo fin dagli annunci sulle prossime aste BOT. Non solo è sempre più diffuso il ricorso alle riaperture ma anche l’ammontare dei titoli che vengono collocati è molto ampio (e la domanda, a questi rendimenti, non può che tirare).
La prima emissione del BTP Valore avvenuta a giugno è stata da “lezione” per molte banche. In quella circostanza il Tesoro collocò qualcosa come 18 miliardi presso i retail. Come abbiamo avuto modo di segnalare, le banche sicuramente non fecero i salti mortali per pubblicizzare il collocamento anche perchè consapevoli che quei BTP Valore venivano acquistati con soldi presi dagli stessi conti correnti.
Considerando il successo dell’emissione e alla luce della lezione che arriva dalle aste di BOT è quasi sicuro che ci possa essere una seconda emissione del BTP Valore magari dopo l’estate. Inutile dire quale quale possa essere il sentimento delle banche dinanzi a questa eventualità.