Se c’è una lezione che i mercati hanno dato negli ultimi mesi è che, oggi, uno dei modi più efficienti per proteggere i risparmi dall’inflazione è investire in BTP. I rendimenti ultimamente strappati dai Buoni Poliennali del Tesoro non hanno eguali tra i vari strumenti di investimento anche perchè i BTP godono di una tassazione agevolata che le obbligazioni societarie si possono solo sognare. I conti deposito hanno provato a stare al passo ma non è facile quando i rendimenti dei BTP viaggiano oltre il 4% e in alcuni casi arrivano anche al 5%, fermo restando che comunque con i conti deposito siamo in un ambito che non centra nulla con quello dei BTP (le finalità sono completamente diverse).
Ad ogni modo, si considera che la scorsa settimana è stato collocato in asta un triennale (parliamo quindi di breve termine) con un rendimento lordo del 3,56%, si può avere un’idea del momentum in atto.
Ovviamente sono soprattutto i BTP a lungo termine ad esprimere oggi rendimenti che un anno fa non si potevano neppure sognare.
Chi ha liquidità da destinare all’investimento (e di cui può quindi fare a meno oggi e soprattutto in lungo futuro), può optare proprio per i BTP a lunga scadenza. Il rendimento di questa tipologia di titoli di stato è molto alto e inoltre il peso della tassazione è agevolato. Si tratta insomma di bond remunerativi adatti per chi già oggi sa che può fare meno di una certa liquidità per un lungo periodo di tempo.
Le possibilità di scelta nell’universo dei BTP a lunga scadenza sono immense. In questo articolo abbiamo parlato dei migliori BTP a lungo termine presenti sul mercato. Con questo post vogliamo ulteriormente centrare l’analisi focalizzandoci su quei titoli che presentano caratteristiche idonee per proteggere i risparmi dall’inflazione. La prima tra le varie variabili che si possono prendere in considerazione quando parliamo di resilienza all’inflazione è la durata. Dal nostro punto di vista un buon arco temporale potrebbero essere 15 anni.
Nel prossimo paragrafo confronteremo proprio due quindicennali.
BTP a lungo termine a confronto: due quindicennali molto remunerativi
I titoli di stato a 15 anni che confrontiamo in questo articolo hanno la stessa durata ma presentano caratteristiche molto diverse tra loro.
I due bond in questione sono:
- BTP 1 febbraio 2037 e cedola 4% (ISIN: IT0003934657)
- BTP 1 marzo 2037 e cedola 0,95% (ISIN: IT0005433195)
Come balza subito all’occhio la data di scadenza è la stessa ma sull’ammontare della cedola non c’è partita. La forte differenza che emerge sui tassi è giustificata dalla diversa data di emissione. Il BTP febbraio 2037 è stato emesso nel 2005 mentre il secondo quinquennale ha debuttato ad inizio 2021. Tra i due momenti c’è un abisso. Nel 2005 le condizioni economiche non potevano neppure lontanamente lasciar presagire quello che sarebbe poi avvenuto dopo il 2020 (covid, crisi degli approvvigionamenti, boom dell’inflazione, guerra, crisi energetica e adesso anche il rischio recessione).
La differenza tra le cedole dei due quinquennali è abissale ma i rendimenti dei bond sono praticamente uguali essendo pari al 4,75% lordo.
Remunerazione consistente ma in un contesto caratterizzato da quotazioni che poco centrano tra di loro. Ricercando sul sito di Borsa Italiana i due ISIN si può notare come:
- il BTP 1 febbraio 2037 quoti a 94,21 centesimi (rendimento effettivo a scadenza lordo 4,62%)
- il BTP marzo 2037 quoti a 62,40 centesimi (rendimento effettivo a scadenza lordo 4,61%)
Temendo conto delle quotazioni, le cedole rapportate ai prezzi scendono a:
- circa 3,75% per il BTP 1 febbraio 2037
- circa l’1,35% per il BTP 1 marzo 2037
Il primo quinquennale offre una cedola netta effettiva migliore. Sempre il primo meglio si presta ad essere inserito in un portafoglio di investimento che punta ad ottenere un flusso di reddito a lungo termine remunerativo. Questo perchè il target di inflazione previsto dalla BCE è al 2% e quindi il BTP febbraio 2027, se conservato fino alla scadenza, riesce a tutelare il potere di acquisto del capitale.
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Viceversa con una cedola netta effettiva dell’1,35%, il BTP marzo 2037 non riesce a garantire questo vantaggio.
Attenzione però perchè proprio il secondo quindicennale può essere comprato sul secondario a prezzi più bassi ma con la garanzia che la cedola, oggi contenuta, possa dar luogo a variazioni dei rendimenti anche di un certo livello.
BTP 1 febbraio 2037 VS BTP 1 marzo 2037: quale è il migliore?
Parlando di titoli di stato non si può stabilire mai, in termini assoluti, quale sia il migliore e quale il peggiore. Tutto dipende dalla prospettiva dell’investitore e da quelli che sono i suoi obiettivi. BTP 1 febbraio 2037 e BTP 1 marzo 2037 sono due bond a lungo termine interessanti per proteggersi dall’inflazione. I rendimenti sono pressochè uguali e anche le potenzialità visto che, esaurita l’emergenza attuale, l’inflazione nel lungo termine è destinata ad essere riportata sotto controllo (target BCE è al 2%).
Ci sono però delle sfumature che rendono i due BTP più interessanti a seconda delle finalità. Se l’obiettivo è speculare sul rialzo delle quotazioni allora è il BTP marzo 2037 a dover essere privilegiato. Questo bond, infatti, si può comprare a prezzi bassi speculando su un rialzo (con conseguente calo dei rendimenti). Se invece obiettivo è quello di proteggersi tout court contro l’inflazione, allora con le cedole del 4% staccate periodicamente è il BTP 1 febbraio 2037 a trionfare.
Visto che abbiamo parlato di quotazione e rendimenti e del rapporto tra i due, vi lasciamo con un approfondimento a tema: Quotazione obbligazioni: perchè prezzi e rendimenti salgono e scendono?
Dateci una lettura.