I Buoni Fruttiferi Postali, spesso noti con l’acronimo “BFP“, hanno conquistato e continuano a conquistare il cuore dei risparmiatori italiani grazie alla loro trasparenza, affidabilità e semplicità. E nonostante il cambiamento delle esigenze e delle abitudini, questi strumenti di investimento hanno saputo evolversi, diventando ancora più accessibili e moderni. Tuttavia, a volte i risparmiatori non conoscono tutti i dettagli dei Bfp prima di sottoscriverli: una differenza importante da conoscere è quella che c’è tra il tasso nominale annuo lordo e il rendimento annuo effettivo netto.
Come acquistare buoni fruttiferi postali
Oggi, sottoscrivere un buono fruttifero postale non richiede necessariamente una visita fisica all’ufficio postale. Infatti, i titolari di un libretto Smart in forma dematerializzata hanno la possibilità di effettuare l’acquisto direttamente online. Questo rappresenta una vera rivoluzione per coloro che preferiscono sfruttare la comodità e la rapidità del mondo digitale. Il servizio è disponibile sia attraverso l’applicazione BancoPosta sia mediante la piattaforma Risparmio Postale Online.
Ma per chi è meno avvezzo alle nuove tecnologie, l’acquisto può essere effettuato anche presso gli sportelli fisici o i terminali ATM Postamat.
Il tasso dei buoni fruttiferi postali: differenze e significato
Quando si parla di investimenti, i termini legati ai tassi di interesse sono fondamentali per capire il rendimento di un prodotto finanziario. Ma cosa significano esattamente i termini come “Tasso Nominale Annuo Lordo“, “Tasso Effettivo di Rendimento Annuo Lordo” e “Tasso Effettivo di Rendimento Annuo Netto” quando si tratta dei buoni fruttiferi?
- Tasso nominale annuo lordo: rappresenta la percentuale di crescita dell’investimento in un anno specifico.
- Tasso effettivo di rendimento annuo lordo: indica la crescita media annuale dell’investimento per l’intero periodo di detenzione del buono.
- Tasso effettivo di rendimento annuo netto: simile al tasso effettivo di rendimento annuo lordo, ma questo tiene conto delle imposte da versare, tranne l’imposta di bollo.
Tassazione sui buoni fruttiferi postali: quanto si paga?
I buoni fruttiferi postali rilasciati prima del 21 settembre 1986 non sono soggetti a tassazione. Tuttavia, un cambiamento legislativo avvenuto con il Decreto Legislativo del 19 settembre 1986 n. 556 ha introdotto la ritenuta erariale. In particolare, per i Buoni distribuiti tra il 21 settembre 1986 e il 31 agosto 1987, è stata applicata una ritenuta fiscale del 6,25%. Questa percentuale è aumentata al 12,50% per quelli distribuiti tra il 1° settembre 1987 e il 23 giugno 1997. Questo sistema di ritenuta fiscale è stato poi abolito e rimpiazzato, a partire dal D.Lgs. del 1° aprile 1996, n. 239, da una imposta sostitutiva sugli interessi. Questa imposta sostitutiva, sempre al tasso del 12,50%, è ancora in vigore oggi per i buoni fruttiferi postali.
Inoltre, c’è da considerare l’imposta di bollo. Questa imposta si basa sul valore nominale dei BFP, sia in versione cartacea che dematerializzata, con lo stesso intestatario. Viene applicata se il valore totale di rimborso, esclusi gli oneri fiscali, supera i 5.000 euro.
Dal 2012 in poi, i tassi di imposta hanno subito variazioni. Nel 2012 era dello 0,10%, nel 2013 dello 0,15% e dal 2014 è aumentato allo 0,20%. Tuttavia, per il 2012 e 2013, l’imposta aveva un valore minimo di 34,20 euro. Nel 2012, l’imposta aveva anche un valore massimo di 1.200 euro.
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Ogni anno, al termine del 31 dicembre, si verifica il valore di rimborso complessivo dei BFP. Se questo valore supera i 5.000 euro, l’imposta viene calcolata sul valore nominale di ogni singolo BFP presente. Tale imposta viene poi messa da parte. In ogni caso, l’ammontare minimo dell’imposta è sempre di 1 euro.
L’imposta viene corrisposta nel momento in cui il BFP viene rimborsato.
Se al termine del 31 dicembre il valore di rimborso totale dei BFP è inferiore a 5.000 euro, non sarà dovuta alcuna imposta per quell’anno. Nel caso in cui i BFP siano intestati a entità diverse dalle persone fisiche, vi è un limite massimo di imposta fissato a 14.000 euro dal 2014 (era di 4.500 euro nel 2013).