I buoni fruttiferi postali della Serie Q/P hanno riempito (e continuano a farlo) le pagine di cronaca giudiziaria, con numerosi ricorsi presentati dai legali, in difesa degli interessi dei consumatori e sottoscrittori dei buoni postali emessi fra il 1986 e il 1995, che si erano visti rimborsare da Poste somme molto più esigue rispetto a quanto previsto per un errore sul riadattamento dei buoni esistenti attraverso un timbro che esplicava i nuovi rendimenti, generando però enorme confusione (e una pioggia di ricorsi 30 anni più tardi).
Buoni fruttiferi postali non “sinistra operazione speculativa”: le ragioni della Cassazione
Tuttavia, nonostante i numerosi ricorsi e rimborsi richiesti a Poste, alla fine la Cassazione ha respinto il ricorso di un nucleo familiare assistito da Federconsumatori, smentendo una sentenza della Corte d’Appello di Milano e dando di fatto ragione a Poste. In una sentenza lunga 21 pagine, si spiega che “il tempo in cui la norma fu introdotta coincise con un sensibile ridimensionamento del grave fenomeno inflattivo che negli anni precedenti aveva toccato punte oggi inimmaginabili, aggirantisi sul 18%, con conseguente aumento degli interessi da corrispondere ai sottoscrittori”. Secondo i giudici, infatti, “sarebbe davvero arduo guardare ai buoni fruttiferi postali come a una sinistra operazione speculativa destinata a pesare sull’ignaro e indifeso sottoscrittore”.
La replica di Federconsumatori
Non ci sta, ovviamente, Federconsumatori, che per voce del suo presidente Carmelo Benenti fa sapere di rispettare comunque la sentenza, seppur ritenendola “moralmente discutibile. Questo pronunciamento fa scuola e chiude la strada ad altri ricorsi che potrebbero essere coltivati in casi analoghi”. È veramente finita per tutti quei sottoscrittori dei Buoni della serie Q-P che speravano in un destino diverso per i loro rendimenti?