Il Cashback di Stato, salutato come uno strumento di lotta all’evasione fiscale, ma anche piccolo strumento di risparmio per le famiglie e la loro spesa quotidiana, salvo poi essere usato dai soliti furbetti per ottenere il maxi-premio da 1.500 euro sul proprio conto, sarà sospeso e forse cancellato: si arriverà dunque alla data ultima del 30 giugno 2021, quando chi ha effettuato almeno 50 transazioni, si vedrà accreditato il rimborso di 150 euro e i primi 100.000 nella classifica del Cashback (visualizzabile sull’app IO) riceveranno i 1.500 euro di rimborso (sempre accreditati direttamente sul conto corrente). Dopodiché tutto sarà cancellato per sempre, come avviene solitamente in questo Paese.
Il Cashback è Stato un flop?
Potremo dire che uno degli obiettivi del governo (far acquistare Pos ai negozianti che ancora non l’avevano) sia riuscito, anche se non è propriamente così, visto che alcuni esercenti, soprattutto in certe parti del Paese, ancora non se ne sono serviti. Il meccanismo dei rimborsi è stato invece infangato dai “furbetti”, modo più o meno inflazionato per definire quella tipica mentalità italiana del fatta la legge trova l’inganno, che a forza di microtransazioni, hanno collezionato fior di transazioni per ottenere l’importo che conta, il rimborso da 1.500 euro sul conto, praticamente una vacanza pagata.
Alla fin della fiera il Cashback è stato un fallimento totale, perché non ha combattuto l’evasione fiscale e perché non ha avuto i risultati sperati. Possibile invece che la formula ritorni, ma stavolta ragionata meglio, senza possibili ed eventuali inganni, con premi più meritevoli e magari con un pensiero al risparmio, considerando che per il Cashback erano stati messi da parte 4,75 miliardi di euro (una parte dei quali se n’è andata con il Cashback di Natale e se ne andrà a metà luglio con gli accrediti della prima e ultima tornata).
Se si tratti di un ripensamento o di una cancellazione definitiva, insomma, ancora non si sa: ne riparleremo a breve, questa è l’impressione, ma non a brevissimo.