La scorsa settimana, nell’ambito della prima asta BTP del mese di luglio, è andato in collocamento, tra gli altri anche il BTP a 7 anni scadenza 15 giugno 2030 e cedola fissa del 3,7%. Vecchia conoscenza degli amici risparmiatori che investono in titoli di stato, il settennale ha avuto un’ottica accoglienza e ha esitato un rendimento decisamente alto.
Alcuni amici che ci seguono, ci hanno ricordato che sul mercato secondario di Borsa Italiana c’è giù un bel settennale che, coincidenza vuole, scade pure nel mese di luglio. Si tratta del BTP Italia giugno 2030. Sulla stessa lunghezza abbiamo quindi due titoli molto diversi tra di loro: uno a cedola fissa e uno legato all’andamento dell’inflazione. Questo significa doppia possibilità di scelta.
E cosa facciamo su RisparmiOggi quando c’è la possibilità di scegliere tra due soluzioni con molti tratti in comune? Ovviamente procediamo ad un confronto. Lo facciamo anche per un motivo molto pratico: la scadenza a 7 anni è molto amata dagli investitori italiani. Lo è per la durata non è eccessiva ma anche per il rendimento implicato.
BTP a 7 anni con cedola fissa VS BTP Italia giugno 2030: il confronto
Qui non ci interessa sapere come è andata l’asta del BTP 2030 (qui si possono trovare tutti i risultati dell’emissione), ci interessa solo rapportare questi due titoli con la stessa durata ma caratteristiche molto diverse tra loro.
Il Btp Tf 3,7% Gn30 Eur oggi ha un rendimento effettivo a scadenza lordo del 3,9%. Considerando la tassazione BTP si scende al 3,4%. Niente male ma se non fossero arrivate indicazioni su un possibile allentamento nel ritmo di rialzo dei tassi di riferimento (per la verità riguardanti i tassi FED ma i mercati, si sa, hanno spesso loro logiche di ragionamento) poteva essere addirittura maggiore. Perchè diciamo questo? Semplicemente perchè verso il 7 luglio il BTP 15 giugno 2030 quotava sotto la pari con un rendimento superiore al 4%. Poi è arrivato il segnale FED è allora c’è stato un raffreddamento.
Quel 3,9% (impensabile fino a poco più di un anno fa) potrebbe però non bastare per contrastare la dinamica di inflazione che è attualmente prevista. Parliamo di dinamica e non di target BCE visto che quello è del 2% (ma oramai in pochi ci credono).
E proprio nominando la sola “inflazione”, ecco che viene spontaneo pensare al titolo che guarda ai prezzi al consumo: il BTP Italia. Ce ne è uno che scade proprio nel giugno 2030 (denominazione Btp Italia Gn30 Eur) e che vanta un rendimento effettivo a scadenza lordo del 10% (netto siamo sull’8,78%).
Proprio questo titolo permette di tracciare una linea sul possibile futuro andamento dei prezzi al consumo.
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BTP giugno 2030 VS BTP Italia giugno 2030: il peso dell’inflazione
Il BTP Italia giugno 2030 nel giorno in cui veniva collocato in asta il BTP 7 anni a cedola fissa presentava una quotazione di 95,88 da cui scaturiva un rendimento reale del 2,28%. Percentuale molto sotto al 3,9% esitato poi dal BTP a cedola fissa in asta.
Facciamo un rapidissimo calcolo: 3,9 – 2,28 dà 1,62%. Cosa indica questo numero? Non solo la differenza di rendimento tra i due titoli (a vantaggio di quello standard) ma anche l’inflazione media che si prospetta per i prossimi 7 anni (più alta quest’anno e molto più bassa alla fine della curva).
Questo dato è preziosissimo perchè se il BTP a 7 anni cedola fissa oggi vanta un rendimento netto del 3,4% e se si sottrae anche l’inflazione attesa per il prossimo settennio (quindi quell’1,6% di media) resta un 1,8%. Esso altro non è che il rendimento reale che resta in mano a chi ha comprata il BTP a 7 anni nella prima asta di luglio o è pronto a farlo sul secondario adesso.
Quindi confrontando il BTP giugno 2030 a cedola fissa con il BTP Italia giugno 2030 si deduce la stima del mercato (non della BCE) sull’inflazione e soprattutto che il titolo retail emesso a giugno 2022 ha giustamente ricevuto un’accoglienza rispetto ai suoi successori: il BTP Italia ISIN IT0005517187 (collocato a novembre 2028) e il BTP Italia ISIN IT0005532715 (collocato a marzo 2023).