Si è tenuta ieri 11 maggio, l’asta di Buoni Ordinari del Tesoro a 12 mesi. In collocamento è andato il BOT scadenza 12 maggio 2023 identificato dall’isin IT0005494502. L’emissione si è svolta in modo regolare e sarebbe finita nell’archivio delle aste con nulla da segnalare se non fosse stato per un piccolo particolare: per la prima volta dal lontano giugno 2022 (quindi da quasi 2 anni fa) i rendimenti strappati sono stati positivi.
Nulla di eclatante visto che si tratta pur sempre di un modestissimo 0,121% che tuttavia fa rumore perchè rispetto al rendimento strappato dall’emissione BOT a 12 mesi che si è tenuta ad aprile 2022, c’è stato un incremento di ben lo 0,23% che invece non è affatto poca cosa!
A prescindere dalla domanda, dal tasso di copertura e dall’offerta massima messa in campo dal MEF, il dato saliente di questa emissione è che dopo due anni di rendimenti nulli e sostanziale disincentivo ad investire in BOT, adesso la musica è cambiata. Con il ritorno dei rendimenti in verde, i Buoni Ordinari del Tesoro non sono più la pecora nera degli investimenti ma tornano ad essere motore attivo. Le implicazioni di questo passaggio sono appena all’inizio.
Rendimento BOT scadenza 12/5/2023: il dato è tratto
Il dato è tratto affermò Giulio Cesare al momento del passaggio del Rubicone. E il dado è tratto è ciò che possiamo affermare noi analizzando le implicazioni del ritorno dei tassi positivi sulle emissioni di BOT a 12 mesi. Non serve essere degli esperti per comprendere che questo passaggio è solo una fase della progressiva estinzione di una comparsa molto frequente negli scorsi anni: il titolo di stato a rendimenti negativi.
Un dato su tutti perchè è giusto ricorrere all’espressione il dato è tratto: all’inizio del 2022 sul mercato secondario il BOT a 12 mesi offriva ai risparmiatori inermi dinanzi alla furia dell’inflazione, un rendimento pari a -0,5%. Tutto questo, con l’esito del collocamento di ieri, sarà un ricordo.
Rendimenti BOT 12 mesi tornano positivi: una buona notizia che può essere ottima
Il fatto che i rendimenti dei BOT siano tornati positivi è senza dubbio una buona notizia per i risparmiatori che, almeno negli ultimi due anni, sono stati del tutto disincentivati ad investire in Buoni Ordinari del Tesoro a causa dei rendimenti rossi. Non può per adesso essere un’ottima notizia per il semplice fatto che l’inflazione galoppa su livelli troppo alti per essere contenuti dalla esigua remunerazione dei BOT.
Tuttavia lo 0,121% è senza dubbio meglio di un rendimento rosso. Ciò significa che, dopo anni di silenzio, è il caso di riprendere in considerazione la possibilità di fare riferimento ai BOT per diversificare i risparmi o per investire 1000 euro. Tutto ciò sembrava impossibile fino a pochi mesi fa.
Attenzione perchè questi potrebbero essere solo i primi effetti di una storia tutta da scrivere. Fino ad oggi le banche hanno potuto mantenere il loro braccino corto sui tassi applicati sui conti correnti per un solo motivo: l’assenza di alternative valide.
Stiamo ovviamente parlando di un profilo di risparmiatore molto accorto e con una avversione al rischio molto bassa. Insomma il modello di risparmiatore più in voga in Italia che al massimo prende in considerazione i titoli di stato o i conti deposito vincolati.
Durante gli ultimi anni, questo target di risparmiatore è stato praticamente costretto a lasciare fermi i suoi soldi sul conto corrente (senza alcuna remunerazione) poichè in giro vi erano addirittura rendimenti negativi.
Il risultato dell’asta BOT scadenza 12/5/2023 che si è tenuta ieri ha però cambiato le carte in tavola. Ora i sicurissimi Buoni Ordinari del Tesoro, tornano ad offrire qualcosa che sarà pochissimo ma è certamente di più rispetto al nulla dei conti correnti. Sicuramente le banche non si sveglieranno domani annunciando il rialzo dei tassi sui loro conti correnti e magari l’aumento di quelli sui conti deposito (anche loro bassissimi) ma una scelta simile potrebbe essere inevitabile nei prossimi mesi.
Per adesso noi ci limitiamo ad inserire nuovamente i cari e vecchi BOT nella lista dei porti dove mettere i risparmi; poi si sa che quando si tratta di politiche aggressive su conti correnti e conti deposito c’è una banca che parte e le altre tutte a seguire….