L’equity crowdfunding si è affermato come una leva strategica per sostenere la crescita di startup e PMI, attraendo un pubblico di investitori sempre più numeroso sia in Italia sia nel resto d’Europa. L’entrata in vigore del Regolamento europeo 2020/1503, pienamente operativo da novembre 2023, ha permesso l’armonizzazione delle regole, incentivando la diffusione di campagne transfrontaliere. I dati disponibili confermano la continua espansione di questo mercato, con un ruolo crescente di operatori italiani che mostrano un interesse concreto verso il funding internazionale. Allo stesso tempo, le piattaforme europee hanno ampliato le opportunità di raccolta per le imprese, pur restando ancora limitato il numero di aziende italiane in grado di sfruttare questi canali. Andiamo a esplorare nel dettaglio i punti focali del nuovo studio di Over Ventures.
Crowdfunding in Italia e in Europa: piattaforme autorizzate e volumi in crescita
Nel panorama comunitario, le piattaforme di crowdfunding autorizzate a operare nell’Unione Europea hanno raggiunto quota 233, evidenziando un trend in crescita rispetto ai mesi precedenti. Tra queste, 41 appartengono all’Italia, un dato che testimonia la vivacità della scena nazionale e la volontà di molte realtà di adeguarsi rapidamente ai requisiti del nuovo quadro regolatorio. Questa disponibilità di portali certificati favorisce forme di raccolta capitali a beneficio di startup, scaleup e PMI in cerca di risorse per sviluppare progetti innovativi.
Parallelamente, il report più recente rivela che nel primo trimestre esteso del 2025, il volume complessivo delle campagne di equity crowdfunding in Europa ha superato quota 80 milioni di euro, coinvolgendo oltre 20 mila investitori retail e realizzando più di 80 operazioni. Il confronto con il 2024, anno in cui nell’intero periodo si erano sfiorati i 250 milioni complessivi, lascia intravedere una crescita potenziale significativa su base annua. Questo dinamismo si manifesta soprattutto in settori ad alto contenuto tecnologico, con il life sciences che sembra attirare la fetta più ampia di capitali, proprio come avvenuto nel periodo precedente. La Francia e l’Italia continuano a occupare posizioni di rilievo, insieme a una Olanda che negli ultimi mesi ha mostrato tassi di crescita sorprendenti.
Dal punto di vista delle imprese, la possibilità di raccogliere fondi anche su piattaforme estere offre uno scenario di internazionalizzazione che pochi anni fa risultava molto complesso da raggiungere. Nonostante ciò, il numero di aziende italiane che hanno approfittato di queste opportunità resta contenuto. Fino a ora sono soltanto sei quelle che hanno lanciato campagne fuori dai confini nazionali, alcune completate con successo nel 2024 e altre avviate più di recente nel 2025. L’interesse da parte di operatori stranieri verso il mercato italiano è in crescita, come dimostra la presenza di 37 piattaforme estere abilitate a ricevere capitali dalle nostre imprese, ma è evidente che occorre ancora un’evoluzione culturale e organizzativa affinché molte più pmi e startup scelgano questi canali internazionali.
Punti focali dello studio
L’analisi condotta da Over Ventures, mette in luce aspetti cruciali per comprendere l’attuale dinamica dell’equity crowdfunding in ambito europeo.
In primo luogo, emerge la necessità di creare un ecosistema dove gli investitori early-stage, i venture capital e le piattaforme di crowdinvesting possano collaborare attivamente. Questa sinergia aumenta le possibilità di individuare progetti ad alto potenziale e di offrire un percorso di funding che integri sia risorse alternative sia capitali provenienti da investitori istituzionali.
Un ulteriore elemento è la progressiva adozione del nuovo regolamento a livello continentale, che ha semplificato il passporting fra Stati membri. Questo strumento permette a una piattaforma autorizzata in uno o più Paesi UE di operare in diverse giurisdizioni, favorendo la condivisione di progetti e dando alle imprese la chance di raggiungere platee internazionali. La presenza di un numero crescente di campagne a carattere transfrontaliero testimonia come questo strumento normativo stia influendo positivamente sullo sviluppo del mercato.
Infine, l’analisi evidenzia che il crowdfunding non si limita a rappresentare un canale di raccolta per startup tecnologiche, ma si propone anche come terreno di testing per numerose verticalità: dall’intelligenza artificiale alle soluzioni deeptech, dal settore medicale a quello energetico. Questo ampio raggio d’azione offre agli investitori un paniere diversificato di opportunità e, al tempo stesso, consente alle imprese di trovare risorse preziose in tempi più rapidi e con modalità più flessibili rispetto alla tradizionale finanza d’impresa.
Crowdfunding Europa e Italia: quante piattaforme autorizzate ci sono
Il numero delle piattaforme abilitate a operare in più Paesi dell’Unione Europea ha superato come detto le 230 unità, con un incremento rispetto a fine 2024. In Italia si contano 41 portali registrati, ma solo quattro hanno già ottenuto il via libera per collocare progetti in altri mercati: Walliance, Ener2Crowd, Doorway e Tifosy. Questa distinzione tra chi può agire su scala transnazionale e chi è limitato all’ambito domestico sottolinea l’importanza di adeguarsi ai requisiti introdotti dal Regolamento europeo.
Nel frattempo, una quota rilevante di piattaforme estere, soprattutto con sedi operative in Francia e Spagna, ha avviato la procedura per accogliere in modo ufficiale imprese italiane. Tuttavia, come riportato dalle statistiche più recenti, le realtà che sfruttano concretamente queste opzioni sono ancora poche. Resta evidente che la disponibilità di passaporti e la presenza di operatori pronti a ospitare iniziative italiane dovrebbero favorire un incremento graduale delle raccolte transfrontaliere, specie per aziende in settori di punta come deeptech, medtech e soluzioni sostenibili.
Il consolidamento di un vero mercato europeo del crowdfunding appare ormai avviato, ma occorre sviluppare ulteriormente la cultura dell’open innovation e del fundraising alternativo, elementi considerati centrali nel far crescere un ecosistema imprenditoriale più ampio e connesso. I prossimi mesi saranno cruciali per verificare la continuità di questo trend positivo e l’effettiva capacità di spingere le startup a ricercare capitali fuori dai confini nazionali.