Quale è il futuro dei fondi ESG e quali saranno le tendenze dei prossimi anni? A queste domande ha risposto una ricerca a tutto campo che è stata condotta da Capital Group e poi sintetizzata nel report ESG Global Study 2022.
L’indagine si è basata su un campione di 1.130 investitori globali wholesale e istituzionali. L’ampiezza del bacino di intervistati, nonchè l’eterogeneità della rappresentanza (nel campione erano presenti fondi pensione, fondi di fondi, family office, società di assicurazione e consulenti finanziari) consentono di avere dati attendibili e quindi potenzialmente utilizzabili per tracciare tendenze future.
In generale, come messo in evidenza da Jessica Ground, Global Head of ESG di Capital Group, i rating ESG sono sempre più radicati tra gli investitori professionali a livello globale con un aumento della tendenza a preferire i gestori attivi nell’adottare decisioni di investimento centrali. Tale caratterizzazione, ha aggiunto la manager, mette in evidenza la complessità della valutazione delle questioni ESG ed è rivelatrice di come la riduzione a un singolo rating ESG non riesca a cogliere le sfumature delle valutazioni aziendali.
Questo l’orientamento generale che è emerso dalla ricerca. Gli aspetti più interessati del report 2022 sui fondi ESG sono però celati in alcuni singoli aspetti. Il primo riguarda la trasformazione in atto dell’equilibrio tra la E, la S e la G.
La S di ESG ha sempre meno appeal
Fino ad oggi si è pensato ai fondi ESG come ad una sorta di blocco monolitico. Le tre lettere dell’acronimo, iniziali di Environmental, Social and Governance, sono state considerate alla pari nella misurazione della sostenibilità di un investimento. Ad esempio nel caso degli ETF ESG, si è spesso parlato di fondi sostenibili in generale senza scorporare il valore delle tre lettere.
Ebbene il sondaggio che è stato condotto da Capital Group, ha messo in evidenza come a fronte di un incremento dell’attenzione per l’ambiente nella scelta degli investimenti, ci sia un calo dell’attenzione verso il profilo sociale. In poche parole c’è il rischio che l’attenzione per le questioni relative ai cambiamenti climatici possano cannibalizzare la “S” di social. I numeri messi in evidenza dal sondaggio sono chiarissimi:
- Oltre il 64% del campione ritiene che aiutare le aziende ad evolversi verso il verde sia un elemento fondamentale per la sostenibilità ambientale nel futuro.
- La E di ESG è la regina dell’allocazione visto che la sua quota è passata dal 44% del 2021 al 47% nel 2022.
- Il 41% del campione intervistato si preoccupa circa la possibilità che le questioni sociali possano passare in secondo piano rispetto a quelle climatiche (la E mangerà la S)
Fondi ESG in crescita nel 2022
La galassia ESG è quindi in trasformazione nonostante l’impatto negativo causato dallo scoppio della guerra in Ucraina e dalle conseguenti tensioni internazionali. Una notizia positiva è che l’adozione dei criteri ESG sia crescente. Certo le differenze regionali restano ma la percentuale di investitori che decidono di accogliere l’ESG è ora pari all’89% rispetto all’84% del 2021. E’ l’Europa a fare la parte del leone con una percentuale pari al 93%. Tuttavia l’Asia-Pacifico è stata la regione che è cresciuta di più nel corso dell’ultimo anno passando dall’81% del 2021 all’attuale 88%.
Ma perchè i fondi ESG sono sempre più spesso proposti? Anche su questo punto, la rilevazione statistica offre uno spunto molto chiaro: le ripercussioni positive degli ESG (il bene comune) e la soddisfazione dei clienti sono i motivi alla base della crescente adozione di questo criterio negli investimenti. Curioso il fatto che in Asia la motivazione principale sia invece il più concreto (e meno ideale) miglioramento delle performance.
Ma in fondo, proprio la specificità asiatica, ben rappresenta la caratteristica base degli ESG: attenzione alla sostenibilità ma senza dimenticare il profitto. Un equilibrio che si può ritrovare nei 7 portafogli in ETF ESG Moneyfarm che sono stati lanciati ad inizio anno.