La previdenza complementare rappresenta un’alternativa pensionistica sempre più popolare tra gli italiani. Il suo scopo principale è accumulare risparmi che verranno successivamente convertiti in un assegno pensionistico aggiuntivo, offrendo un rendimento spesso superiore rispetto ad altre opzioni come il Trattamento di Fine Rapporto (TFR). Quindi, veniamo a noi: davvero i fondi pensione convengono più del TFR?
Fondi pensione e TFR: lo studio della Covip
La Commissione di vigilanza sui Fondi Pensione (Covip) ha recentemente condotto un’analisi approfondita sul panorama italiano in materia di fondi pensione. La ricerca ha evidenziato una notevole apprezzamento da parte della popolazione per la potenzialità di rendimento di questi fondi. Tuttavia, come ogni investimento, anche la previdenza complementare è influenzata dagli eventi globali e dalla situazione economica. Infatti, nel 2022, l’instabilità geopolitica e l’inflazione hanno influenzato negativamente l’andamento dei mercati, impattando sia gli investimenti azionari sia quelli obbligazionari.
Analisi dei rendimenti nel 2022
Durante il 2022, i rendimenti hanno registrato una performance al di sotto delle aspettative in diverse aree:
- Fondi azionari: calo tra l’11,7% e il 13,2%.
- Fondi bilanciati: decremento tra il 10,5% e il 12,3%.
- Fondi obbligazionari: contrazione tra il 3,5% e il 10,9%.
I rendimenti aggregati, considerando tutti i tipi di gestione, hanno mostrato anch’essi un trend negativo, con alcune eccezioni rilevate nelle gestioni separate.
Volano i fondi pensione: convengono più del TFR?
Nonostante le sfide del 2022, c’è stato un aumento delle iscrizioni alle forme pensionistiche complementari. Infatti, i dati mostrano che al termine del primo semestre del 2023, circa 10,5 milioni di italiani avevano scelto questa opzione, con un incremento del 2% rispetto all’anno precedente. Tra i settori, l’edilizia ha mostrato una crescita significativa, principalmente grazie a contributi aziendali.
Il 2023 ha segnato una ripresa nel rendimento dei fondi pensione. I comparti azionari, ad esempio, hanno mostrato un guadagno tra il 6% e il 7,6%. Nel lungo periodo, analizzando i dati dal 2013 al 2023, i rendimenti annui composti per gli investimenti azionari hanno oscillato tra il 5% e il 5,4%, surclassando il TFR che è cresciuto in media del 2,3% nel periodo considerato.
Guardando ad un arco temporale più esteso, i dati degli ultimi dieci anni mostrano che i Piani Individuali Pensionistici (PIP) hanno avuto una rivalutazione media annua del 2,9%, superando il TFR che si è attestato al 2,4%. I rendimenti dei fondi azionari, invece, hanno raggiunto il 4,7%.
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Fiscalità e costi di gestione
La scelta tra conservare il TFR in azienda o investirlo in un fondo pensione comporta variazioni nella fiscalità e nei costi di gestione. Mentre il TFR in azienda è soggetto a tassazione IRPEF, che può raggiungere il 43% per anticipi superiori ai 50.000 euro, la previdenza complementare prevede aliquote tra il 9% e il 15%.
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Un recente studio ha evidenziato che investire 100 euro al mese in un fondo pensione può raddoppiare il capitale accumulato nel tempo. A seconda dell’età di inizio e del tipo di investimento scelto, questo potrebbe tradursi in una rendita integrativa variabile, arricchendo la pensione di base e offrendo una maggiore sicurezza finanziaria nel periodo della pensione. Attenzione però agli eventi esterni, che influenzano anche l’andamento di questo tipo di rendimenti. Ricordiamo infatti che ogni investimento nasconde un rischio, che è bene valutare prima di scegliere dove mettere i propri soldi.