ETF a dividendi Schwab
Sale il peso dei titoli energetici nell'ETF Schwab U.S. Dividend Equity (www.risparmioggi.it)

L’introduzione dei dazi commerciali da parte degli Usa e la risposta cinese hanno gettato nel panico mercati e investitori determinando il crollo degli indici azionari e degli stessi ETF. In un contesto simile mentre molti trader impiegano il loro tempo per maledire Trump, altri si sono presi la briga di andare a dare una spulciata a quello che stanno facendo i principali ETF proprio in questi giorni così caldi. Ed ecco che tra le tante operazioni condotte, balza subito all’attenzione quella di Schwab.

Il gestore in piena turbolenza e con prospettive ad a dir poco incerte, ha deciso di raddoppiare l’esposizione al settore energetico del suo ETF Schwab U.S. Dividend Equity (SCHD). Attenzione perchè non stiamo parlando di un ETF qualsiasi di uno dei più importanti ETF a dividendi presenti sul mercato. Un dato su tutti per avere ben chiaro a chi ci stiamo riferendo: Schwab U.S. Dividend Equity ETF attualmente può vantare 70 miliardi di dollari in gestione ed è il secondo fondo per dimensioni del suo genere. Secondo i più recenti dati di FactSet solo nell’ultime settimane l’ETF ha registrato afflussi netti superiori a 2 miliardi di dollari.

Grandi manovre sull’ETF Schwab U.S. Dividend Equity prima del crollo dei mercati per i dazi

Proprio pochi giorni prima del crollo delle borse (precisamente il Il 21 marzo), nell’ambito della consueta revisione annuale del portafoglio, il fondo ha deciso di incrementare la quota di azioni energetiche dal precedente 12% al 21%. Le azioni ConocoPhillips (società texana attiva nell’estrazione di greggio) sono diventate le più pesanti forti di una partecipazione rivista al rialzo al 4,7%. Il gestore ha motivato quella che a molti può apparire una scelta piuttosto singolare alla luce della necessità di riallineare il fondo agli obiettivi di investimento prefissati.

Qualcuno potrebbe dire che la mossa dei Schwab sul suo ETF U.S. Dividend Equity è avvenuta prima del grande crollo dei mercati. Verissimo ma nel momento in cui è stata effettuata l’operazione le borse erano già in affanno poichè avevano fiutato quello che sarebbe accaduto da lì a poco visto che Trump aveva già fissato il Liberation Day per il 2 aprile e tenendo anche conto che le valutazioni dell’azionario erano a dir poco gonfie.

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L’ETF a dividendi SCHD di Schwab è un’opportunità o un rischio?

Come si può considerare la mossa di Schwab sul suo ETF a dividendi? Tanto per iniziare è bene tener presente che da inizio anno le azioni energetiche hanno registrato un calo del 7,4%. Qui nessuno dice che è andata bene (ci mancherebbe) ma di certo è andata meglio rispetto all’S&P 500 che invece ha perso il 13,5% proprio per effetto dell’imminente arrivo dei dazi Usa e della percezione del rischio guerra commerciale.

Occhio però a festeggiare solo per questo motivo perchè, essendo SCHD imbottivo di titoli legati ai prezzi delle materie prime, il rischio complessivo resta elevato. Secondo un recente sondaggio di State Street Global Advisors il comparto con l’energia è quello con la volatilità a cinque anni più alta in assoluto.

A preoccupare è poi anche l’andamento delle quotazioni petrolifere con i prezzi del petrolio in discesa a causa del rischio recessione (molto probabile per effetto dei dazi) e della decisione OPEC+ di aumentare la produzione di petrolio.

E allora forse ha ragione Aniket Ullal, analista di CFRA, quando afferma che la strategia dello Schwab ETF non è sbagliata in sé ma c’è il serio rischio che non sia adatta agli investitori più prudenti. Proprio per questa ragione in alternativa all’ETF U.S. Dividend Equity, l’analista indica l’ETF Vanguard Dividend Appreciation o l’ETF iShares Core Dividend Growth. Entrambi privilegiando le aziende con una crescita costante dei dividendi piuttosto che puntare su quelli più alti come invece fa lo SCHD. Non solo ma in entrambe le alternative il peso dell’energia è inferiore al 6%.

Per gli investitori disposti invece a farsi carico di un alto rischio pur di puntare a rendimenti più elevati, l’ETF di Schwab è imbattibile avendo uno yield del 3,8%, contro l’1,8% del Vanguard Dividend e il 2,3% dello iShares. Il principio è comunque sempre lo stesso: alto rendimento, più alto rischio.

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Lunedì mercati ancora sotto pressione?

Forse è bene non farsi grandi aspettative su quello che potrebbe accadere lunedì sui mercati. Dopo il sell-off di venerdì che ha mandato a gambe all’aria gli indici azionari di tutto il mondo, sperare in rapito recupero è utopistico. Il sentiment degli investitori è tutto improntato al pessimismo. In più è oggettivo che molte azioni (e molti ETF) sono cresciuti tanto e ora hanno da scontare.

Uno scenario plausibile è quindi la prosecuzione del trend al ribasso (magari intervallato da alcuni rapidi rimbalzi) almeno fino a quando non ci sarà chiarezza sulle eventuali risposte ai dazi Usa.

Cosa puoi fare adesso?

Monitorare i mercati tanto per iniziare. Poi le strade sono due: se l’intenzione è sfruttare l’attuale volatilità, allora comprare ETF reali non ti serve a nulla. Meglio optare per strumenti derivati come i CFD su ETF che ti consentono di speculare al rialzo e al ribasso. Se invece l’intenzione è comprare sui prezzi bassi in ottica investimento, allora valuta gli ETF frazionati per abbassare i costi. Puoi sempre creare PAC in ETF se l’intenzione è investire a poco a poco per lunghissimi periodi.

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