La domanda è un classico degli investimenti: è meglio investire in obbligazioni o in azioni? La risposta all’interrogativo non può essere assoluta ma è al contrario frutto della situazione di mercato contingente. In altre parole non possiamo dire, in termini generali, se sia meglio investire in bond o in azioni ma possiamo stabilire, nel contesto in corso, se è meglio privilegiare le obbligazioni o i titoli azionari.
Ovviamente, anche restando in ambito contingente, non esiste un solo punto di vista ma ci sono le opinioni degli analisti. Tra i vari giudizi di cui si è più parlato negli ambienti finanziari nelle ultime settimane, c’è quello che è stato espresso da Benjamin Melman, Global Chief Investment Officer di Edmond de Rothschild Asset Management. Secondo il famoso CIO, nell’attuale momento, è più conveniente puntare sul mercato obbligazionario che su quello azionario. Un’indicazione chiarissima che gli investitori alla ricerca di spunti per meglio calibrare il rispettivo portafoglio di investimento, dovrebbero tenere in debita considerazione.
Ma vediamo quali sono i motivi per cui secondo Melman è meglio investire in obbligazioni che in azioni.
Investire in obbligazioni o in azioni? Il contesto di fine 2022
Il sentiment di mercato di fine 2022 non certamente dei migliori ma non è neppure ai livelli di appena un mese fa. Questa è la prima indicazione positiva contenuta nell’analisi del CIO. Secondo l’esperto nelle ultime settimane sono arrivati alcuni segnali incoraggianti che potrebbero determinare un cambio di quadro ad inizio anno.
Tanto per iniziare la crisi energetica che avrebbe dovuto mandare a gambe all’aria l’Europa appare sotto controllo. L’economia globale è si in difficoltà ma le previsioni iniziali erano decisamente peggiori. Se a ciò si aggiunge il fatto che la Cina sta iniziando a capire che la politica zero covid è controproducente e che la guerra tra Russia e Ucraina, potrebbe arrivare ad una soluzione, non si può non guardare con un leggero ottimismo alle ultime settimane del 2022.
Occorre però essere chiari ed ammettere che al di là di tutti questi elementi “platonici”, il vero punto di svolta sarà rappresentato dalla svolta FED sui tassi. Se i prossimi dati sull’inflazione Usa dovessero confermare il rallentamento, allora la Federal Reserve potrebbe rivedere il suo approccio ai tassi.
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Allocazione settoriale a fine 2022: meglio le obbligazioni o le azioni?
Considerando il quadro descritto, quale è la migliore allocazione settoriale per fine 2022? Secondo Melman a partire dal mese di settembre l’esposizione sull’azionariato è aumentata andando verso un posizionamento neutrale. Il rilancio non però proseguito: oggi l’analista resta neutral sulle azioni e questo perchè il rischio di una recessione (che sull’azionariato avrebbe un effetto negativo) è alto.
In sintesi: i mercati azionari da qui a fine anno non dovrebbero avere grande visibilità ma non è da escludere che, nel caso in cui l’inflazione Usa dovesse calare, ci possa essere un ulteriore apprezzamento dei valori.
Saranno però le obbligazioni dei mercati emergenti le vere protagoniste degli ultimi 40 giorni dell’anno. Secondo il CIO di Edmond de Rothschild AM è il caso di aumentare l’esposizione sui bond dei paese emergenti.
Stabilizzazione del dollaro e allentamento della politica zero-Covid fin qui perseguita della Cina, sono i due fattori che potrebbero dare più visibilità alle obbligazioni e, più nel dettaglio, ai bond corporate investment grade degli emergenti. Anche in questo caso, però, è necessaria la massima diversificazione poichè il debito dei paesi europei non dovrebbe offrire grandi soddisfazioni.
In conclusione: da qui a fine anno è meglio investire in obbligazioni che in azioni e tra le prime è meglio privilegiare quelle dei paesi emergenti.