Grande dinamismo di Unicredit sul fronte delle emissioni obbligazionarie. Nel giro di appena 24 ore la banca guidata da Orcel ha annunciato il collocamento presso gli istituzionali di un bond Additional Tier 1 (AT1) per un importo pari a 1 miliardi di euro e la contestuale quotazione sul MOT e Bond- X di Borsa Italiana di nuove obbligazioni retail tasso fisso denominate in dollari Usa. Due distinte operazioni, quindi, per rispondere alle esigenze della platea più larga possibile di investitori.
Vediamo allora nel dettaglio tutti i dettagli della doppia emissione partendo dal collocamento del bond AT1.
Nuove obbligazioni At1 Unicredit: le caratteristiche
L’emissione di strumenti Additional Tier 1 effettuata con successo da Unicredit rientra nel piano di funding MREL 2025 e contribuisce a rafforzare il Tier 1 Ratio della banca per circa 35 punti base.
Il bond ha riscosso un notevole interesse da parte del mercato, con un book building che ha generato richieste per 6,2 miliardi di euro da parte di oltre 340 investitori. Grazie alla domanda molto forte l’emittente ha rivisto al ribasso la guidance inizialmente fissata in area 6,25%, con la cedola che è stata infine determinata al 5,625%, con un reset spread di 329,9 punti base. Quest’ultimo parametro è stato il più basso mai registrato da Unicredit per questa tipologia di strumento obbligazionario.
I titoli emessi sono perpetui e quindi non esiste scadenza. Tuttavia, le obbligazioni possono essere richiamate anticipatamente dalla stessa banca nel periodo compreso tra il 3 dicembre 2032 e il 3 giugno 2033, e successivamente in qualsiasi data di pagamento cedola.
A proposito di cedole, essere saranno saranno pagate a tasso fisso del 5,625% annuo fino a giugno 2033, con pagamento semestrale. Attenzione perchè nel caso in cui Unicredit non dovesse esercitare la call, allora tasso verrà ridefinito ogni 5 anni sulla base del tasso swap di pari scadenza vigente maggiorato di 329,9 punti base.
Il meccanismo di trigger prevede una soglia del 5,125% sul Common Equity Tier 1 (CET1). Se il coefficiente CET1 del Gruppo UniCcredit dovesse scendere al di sotto di tale soglia, il valore nominale dei titoli sarà ridotto temporaneamente per ripristinare il livello richiesto, considerando anche altri strumenti con caratteristiche similari. Come previsto dai regolamenti, il pagamento della cedola è pienamente discrezionale.
L’allocazione finale ha visto una netta prevalenza di fondi di investimento (59%), seguiti da hedge funds (22%) e banche (17%). A livello geografico, la distribuzione è stata la seguente:
- Regno Unito: 34%
- Italia: 15%
- Francia: 14%
- BeNeLux: 8%
L’operazione è perfettamente riuscita pur configurandosi come una emissione ad alto rischio (e infatti i retail sono stati esclusi). Vero è che la solidità di Piazza Gae Aulenti, è fuori discussione ma le nuove obbligazioni At1 presentano tutta una seri di rischi di cui, diciamolo chiaramente, sono gli specialisti e i grandi investitori come i fondi comuni possono farsi carico. Ad oggi ne possiamo elencare almeno tre:
- il rischio di non vedersi mai rimborsato il capitale trattandosi di una emissione perpetua
- il rischio di vedersi ridurre il valore nominale dei titoli se il CET1 dovesse scendere sotto il livello trigger del 5,125%
- il rischio che la cedola non venga mai pagata se l’emittente dovesse decidere in tal senso alla luce di una certa situazione di criticità finanziaria (che può anche essere una trimestrale deludente in teoria).
Ad occuparsi del collocamento, oltre alla stessa Unicredit, sono state Barclays, BNP Paribas, Bank of America, Deutsche Bank e Morgan Stanley. Tutto il pool di banche che ha seguito l’emissione ha agito come Global Coordinator e di Joint Bookrunner.
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Nuove obbligazioni Unicredit in dollari per i retail: le caratteristiche
Quasi a voler compensare l’emissione obbligazionaria At1 solo per gli istituzionali, ecco che Unicredit ha anche collocato un bond a tasso fisso decrescente denominato in dollari Usa. Le nuove obbligazioni identificate dall‘ISIN IT0005635955 sono negoziabili sul mercato MOT e Bond- X di Borsa Italiana. Tutti gli investitori possono comprarle dal proprio dossier titoli indipendentemente dal fatto che siano o meno clienti di Piazza Gae Aulenti.
Venendo alle caratteristiche, il bond ha una durata di 13 anni e presenta un tasso fisso annuo Step-Down. Questo meccanismo è l’opposto dello Step-Up di cui tanto si sta parlando in questi giorni per via dell’emissione del BTP Più. In pratica con lo Step-Down il tassa calo progressivamente. Nell’elenco in basso abbiamo riportato quella che è la dinamica della progressiva riduzione della cedola:
- 10% per i primi due anni
- 7% per il terzo e quarto anno
- 5% per il quinto e sesto anno
- 4% per il settimo e ottavo anno
- 3,5% per il nono e decimo anno
- 3% fino alla scadenza
Ovviamente si tratta di cedole al lordo e quindi va considerata la tassazione del 26% che di fatto le rende più leggere. Pur considerando il netto, il rendimento del 10% per i primi due anni è nettamente più alto rispetto a quello medio di mercato previsto per lo stesso arco temporale.
La riduzione ogni due anni dei rendimenti è stata pensata per tenero conto delle stime sul progressivo ribasso dei tassi FED. Grazie al meccanismo Step-Down, quindi, l’obbligazione consente di far fruttare gli alti tassi di interesse previsti in Usa nel breve termine per poi passare in modo indenne dalla progressiva riduzione del costo del denaro.
Tutto molto interessante, taglio minimo di 2.000$ che rende l’emissione adatta a tutte le tasche dei retail, tuttavia i rischi non mancano. Oltre ai canonici rischio emittente (praticamente nullo considerando la solidità della banca guidata da Orcel) e rischio rimborso a 100 (possibile solo a scadenza, altrimenti vale il prezzo di mercato nella vendita sul secondario), ce ne sono due altri molto specifici: quello legato ai tassi (la FED dovrà muoversi nel trend tracciato dal meccanismo Step-Down) e soprattutto quello legato al cambio. Le obbligazioni sono denominate in dollari e l’andamento del cross Eur/Usd non è mai stato così incerto come adesso.
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