Torniamo a parlare di conto corrente e possibile prelievo forzoso in un (vicino? lontano?) futuro. Nella fase iniziale dell’emergenza sanitaria, quando l’Italia era tra i primi Paesi più duramente colpiti in Europa, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte lanciò un messaggio preciso a Bruxelles, affermando che o sarebbero arrivati aiuti consistenti, o gli italiani avrebbero fatto da soli. Gli anti-europeisti, ma anche i filoeuropeisti che iniziavano a diventare scettici sul concetto di comunità europea, fecero loro quel concetto, mentre in molti si chiedevano: “Faremo da soli, sì, ma come?”. Le recenti dichiarazioni di Conte, quasi due mesi dopo, rilasciate a un giornalista durante la presentazione dell’ultimo decreto relativo agli spostamenti (sabato 16 maggio 2020), hanno fatto altrettanto rumore. “Siamo tutti consapevoli che in Italia c’è un grande risparmio privato. Sicuramente questa è una delle ragioni di forza della nostra economia. Ci sono tanti progetti, a tempo debito vedremo“.
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La questione è quella dell’enorme debito pubblico, rinfocolato dagli ultimi decreti di sostegno che hanno creato altro debito. Il rischio patrimoniale è più vicino?
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Debito pubblico italiano aumenta? C’è la patrimoniale
Il Decreto Rilancio costerà 55 miliardi di euro, convertibili direttamente in 55 miliardi di aumento del deficit. Altro debito pubblico che andrà a ostacolare ulteriormente la ripresa del Paese. E che potrebbe essere risanato tramite una imposta patrimoniale. “Lo pensano i tedeschi, che non hanno alcuna voglia di farsi carico dei debiti italiani, visto che i cittadini italiani dispongono di una ricchezza media superiore alla loro”, scrive Marino Longoni su ItaliaOggi. Il quale poi cita un piano elaborato proprio dalla Germania “che prevede un’imposta patrimoniale del 14% su tutti i conti correnti italiani“, il che consentirebbe all’Italia “di rientrare in poco tempo nei parametri di Maastricht”.
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Conto corrente: patrimoniale e prelievo forzoso, quanto c’è di vero?
L’idea risale a fine aprile ed è stata citata sulla rivista Manager Magazine dall’economista e blogger Daniel Stelter, fondatore del blog Think Beyond The Obvious. Secondo quanto riportato da italiaoggi.it, esisterebbe un piano tedesco che pone al centro della questione una imposta patrimoniale del 14% sui conti correnti di tutti gli italiani. Sostanzialmente, qualsiasi titolare di un conto corrente in Italia sarebbe toccato da questa patrimoniale. Ma quanto c’è di vero su quanto riportato da diversi media negli ultimi giorni?
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La verità sul “piano tedesco” e la patrimoniale sul conto corrente degli italiani
In realtà, leggendo l’articolo, si scopre che quanto sopra esposto non è altro che un suggerimento dello stesso economista, che scrive: “Non solo le famiglie italiane, secondo tutti i dati disponibili, sono significativamente più ricche di noi, ma sono anche meno indebitate“.
Stelter cita un tweet pubblicato a fine aprile, in cui affermava che l’Italia avrebbe potuto risolvere da sola il problema del debito. Peraltro, in quel tweet, che rimandava a un suo intervento su un magazine, parlava di un prelievo una tantum del 20%, utile per ridurre il debito pubblico italiano del 100% del Pil, ovvero a un livello inferiore della Germania. Secondo il giornalista, un’imposta patrimoniale del 20% aiuterebbe l’Italia a ridurre del 100% il debito pubblico, attualmente a circa il 137% del Pil, ma in aumento in prospettiva. E nonostante un taglio del genere, afferma Stelter, “le famiglie italiane avrebbero comunque più risorse di quelle tedesche”. A questo suggerimento si affiancava anche l’idea di un aiuto tedesco, “ma in modo intelligente”, ovvero, tramite “pagamenti diretti dalla Germania per abbreviare i crediti TARGET2”.
La prima idea, quella che colpiva la ricchezza italiana, fu ampiamente discussa in Germania, e bocciata da un collega connazionale che dichiarò che la messa in pratica di questo scenario avrebbe comportato un’importante depressione in Italia. Stelter ha però strenuamente difeso la sua idea, partendo da alcuni dati: “Gli italiani hanno un patrimonio privato di 9.900 miliardi di euro. Il debito dello Stato italiano è di 2.500 miliardi di euro. Il Pil italiano prima del Coronavirus era di 1.800 miliardi di euro”. Per il giornalista economico una imposta del 20% sulla ricchezza privata porterebbe nelle casse dello Stato 1.980 miliardi di euro, con il debito che scenderebbe a 520 miliardi di euro, ovvero meno del 30% del Pil. Invece di metterla al 20%, l’imposta patrimoniale potrebbe scendere al 14%: in questo modo il debito risalirebbe al 60% del Pil, un dato comunque sufficiente a renderlo più felice di quello odierno.
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Le riflessioni dell’economista proseguono nel lungo articolo che potete leggere nella sua versione integrale cliccando su questo link e risultano molto interessanti per generare un dibattito costruttivo che faccia riflettere sulla situazione italiana e sulle tensioni con gli altri Paesi europei.
Conclusioni
Concludendo il nostro articolo, invece, ricordiamo quanto trapelato e rilanciato da diversi media italiani negli ultimi giorni. Tale concetto è il seguente: la Germania ha pensato a un piano per imporre all’Italia un’imposta patrimoniale del 14%, per questo motivo il governo ci sta pensando anche per far fronte all’aumento del debito pubblico, spinto peraltro dalla messa in atto dei vari decreti usciti durante il periodo di emergenza sanitaria e delle risorse investite per aiutare la popolazione e le imprese.
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La verità, invece, sembra essere la seguente: un economista e blogger tedesco ha lanciato una proposta su come salvare l’Italia, proponendo che in parte il nostro Paese potrebbe salvarsi da solo, agendo sulla ricchezza privata dei cittadini. In Italia non si è ancora parlato esplicitamente di patrimoniale o di prelievo forzoso, termini usati più frequentemente da giornalisti e cittadini. Al momento l’idea suggerita è che la ricchezza privata degli italiani possa aiutare il Paese a superare un momento di difficoltà economica, ma attualmente non c’è alcuna proposta in merito e sembra che si voglia spingere sull’effettivo successo ottenuto dall’emissione del recente Btp Italia e da una raccolta di 4 miliardi di euro nel primo giorno di collocamento e quindi su analoghi strumenti di investimento.