Il 2023 come anno di grandi trasformazioni sul mercato obbligazionario. In un semestre caratterizzato da una marea di emissioni, si è compiuto un vero e proprio passaggio storico. Per la prima volta, infatti, le nuove emissioni di obbligazioni sostenibili sono state superiori a quelle di bond legati alle fonti fossili. In pratica, nel giro di sei mesi, si è compiuto il grande passaggio che era stato già previsto negli anni passati. Ora sono le obbligazioni legate a progetti di sostenibilità ambientale e sociale ad essere in primo piano nell’agenda degli emittenti.
A certificare l’avvenuto superamento è stata una ricerca condotta da Bloomberg. Secondo gli analisti, mentre la raccolta delle obbligazioni sostenibili è stata pari a 350 miliardi di dollari, quella dei bond fossili si è fermata a 235 miliardi di dollari. Superamento avvenuto, quindi, e adesso si aprono tutta una serie di prospettive su quello che potrebbe accadere nella parte restante dell’anno ma anche nel 2024. Il sorpasso, infatti, non è avvenuto in modo improvviso ma è stato frutto d un lento lavoro di avvicinamento. E infatti nel primo semestre 2022 le obbligazioni sostenibili raccoglievano 300 miliardi di dollari, incalzando i bond fossili che invece, sempre nello stesso arco di tempo, ne rastrellavano 315 miliardi.
Dinanzi a questi dati verrebbe voglia di far festa per la maturità mostrata dal mercato obbligazionario. Giusto e sacrosanto, tuttavia è meglio restare con i piedi perchè non è detto che quella raccolta monstre che è arrivata dalle obbligazioni green sia davvero finalizzata alla sostenibilità
Boom delle obbligazioni sostenibili ma quello che luccica non tutto green
Di come funzionano le obbligazioni sostenibili ci siamo spesso occupati. Inutile stare a ripetersi. Più opportuno è ricordare come il rischio che dietro la sostenibilità ci sia altro (e che questo altro non sia proprio verde) è molto forte. E infatti non c’è la garanzia al 100% che dietro le obbligazioni verdi ci siano progetti sostenibili.
Il problema è tanto per iniziare di tipo regolamentare e tassonomico. In base alla tassonomia europea, l’energia nucleare e il gas sono fonti green al 100%. Inutile dire come questa view non abbiamo un condivisione totale.
C’è poi un secondo problema, più pratico: secondo la no profit Rainforest Action Network non è chiaro quali sono le modalità con cui questi fondi raccolti nel nome del “verde” saranno usati.
Terza criticità: molti gruppi energetici hanno un biglietto di presentazione green ma poi investono anche sul petrolio. Un esempio è la tedesca RWE che ha raccolto 1,1 miliardi di dollari obbligazioni verdi ma al tempo stesso è uno dei più importanti operatori del carbone, quanto di più fossile possa esistere.
Quindi per 3 motivi il primato delle obbligazioni green potrebbe essere compromesso. Non è tutto green quel che si presenta verde…
Ma le obbligazioni sostenibili hanno davvero battuto quelle fossili
Nonostante le tre criticità che abbiamo indicato le obbligazioni verdi hanno comunque registrato una crescita dirompente. Questo è un dato di fatto di cui gli investitori che decidono di comprare obbligazioni dovrebbero prendere atto. E’ assodato che oramai i fattori ESG (Environmental, Social e Governance) non più solo in settore ma criteri per poter valutare le stesse società che emettono bond e con essi si finanziano. Si tratta di un grande passo in avanti.