L’incremento dei rendimenti delle obbligazioni appare inarrestabile. Contrariamente a quello che si può essere portati a pensare, non si tratta di un fenomeno italiano ma di un trend generalizzato. L’opinione più diffusa è che i rendimenti delle obbligazioni continuino a salire perchè i tassi delle banche centrali restano alti. Del resto questa è la vulgata che si è imposta in tutti questi mesi caratterizzati da un aumento del costo del denaro da parte di BCE e FED e quindi perchè mai questa interpretazione non dovrebbe essere valida adesso?
Eppure la situazione è più complessa di quello che può apparire e pensare che il generalizzato rialzo dei rendimenti obbligazionari sia da imputare solo all’alto costo del denaro è in realtà una banalizzazione. Questo perchè proprio in questi ultimi mesi sono in crescita i segnali di una pausa nel rialzo dei tassi, ci dovrebbe essere anche un rallentamento nell’aumento dei rendimenti che invece continuano a galoppare.
E allora, come affermato dall’economist Tiffany Wilding e dal portfolio manager Cudzil (entrambi di PIMCO), è necessario prendere atto che è la riduzione delle aspettative di recessione a causare l’impennata dei rendimenti dei bond più che l’attesa per possibili nuovi rialzi dei tassi FED.
Investitori chiedono un premio più alto per detenere obbligazioni a lunga scadenza
Il meccanismo che si è attivato è grossomodo questo: giù le aspettative di recessione (almeno in rapporto a quelle che fino ad ora erano state le stime), e quindi su i rendimenti obbligazionari anche perchè gli investitori richiedono ora un premio più alto per mantenere in portafoglio bond a lunga scadenza.
Tutto questo è un’opportunità per gli investitori che prendono in considerazione la possibilità di aggiungere asset a più lunga duration ai loro portafogli. Come affermato dai due analisti, inoltre, i rendimenti iniziali sono elevati nel raffronto con i livelli storici ma anche rispetto ad altre asset class assumendo una correzione di rischio.
Parallelamente l’aumento dei tassi sta anche contribuendo ad inasprire le condizioni finanziarie con la conseguenza che il nuovo debito diventa più costoso. Il risultato è che i flussi di prestiti sono entrati in stagnazione. Questo non può non avere conseguenze sull’attività economica che inevitabilmente rallenta ma anche l’inflazione frena e proprio questa serie di causa-effetti dovrebbe spingere le banche centrali a cambiare passo sui tassi.
Tirando le somme, le ragioni per cui in questo contesto gli investitori chiedono premi più alti per mantenere le obbligazioni di lungo termine sono tre:
- le economie sviluppate fuori dagli Usa stanno tenendo e questo ha determinato forti pressioni inflazionisti che in Giappone spingendo la BoJ a lasciar perdere la politica di controllo della curva dei rendimenti. Questo rappresenta un cambiamento significativo nella politica monetaria giapponese e avrà una serie di conseguenze.Innanzitutto, il settore privato giapponese dovrà ora acquistare una quantità maggiore di JGB per finanziare i disavanzi pubblici del governo giapponese. Questo potrebbe portare a un aumento della pressione sui tassi di interesse interni e potenzialmente influenzare il costo del finanziamento per il governo giapponese.D’altro canto, l’abbandono della politica della BOJ potrebbe ridurre la domanda di titoli del Tesoro statunitense. Poiché la BOJ non dovrà più acquistare una quantità così significativa di JGB, ci potrebbe essere una diminuzione della domanda di obbligazioni globali, tra cui i Treasury statunitensi. Questo potrebbe avere un impatto sui tassi di interesse negli Stati Uniti e influenzare il mercato globale.
- le economie sono più resistenti e quindi i rischi di recessione più bassi: di conseguenza le banche centrali possono continuare per un periodo più prolungato a ridurre le proprie disponibilità di titoli di Stato. Il quantitative tightening” (QT) tende a incrementare l’offerta di obbligazioni sul mercato e a irrigidire le condizioni finanziarie.
- si sono alzate le prospettive di deficit Usa: c’è stato un significativo incremento delle preoccupazioni per il costo futuro dei crediti d’imposta e dei sussidi governativi legati agli investimenti nell’energia verde. Visto che i nuovi incentivi governativi non hanno tetto, anche le indicazioni del Congressional Budget Office (CBO) per i costi derivanti dall’Inflation Reduction Act potrebbero essere lontane dalla realtà. Questa situazione potrebbe portare ad una maggiore emissione di Treasury.
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Meglio disinvestire e vendere obbligazioni adesso?
Salendo i rendimenti, i prezzi delle obbligazioni calano. E’ quindi un buon momento per disinvestire? Questa è una decisione che richiede attenzione e ponderazione. Fortunatamente, il calo delle obbligazioni non è un fenomeno irreversibile, e ci sono alcune considerazioni importanti da tenere a mente.
Innanzitutto, è fondamentale considerare le possibili contesto economico. Se l’inflazione dovesse diminuire, le banche centrali, come la BCE (Banca Centrale Europea), potrebbero ridurre i tassi di interesse. Questo potrebbe portare a un aumento dei prezzi dei titoli di Stato a tasso fisso, rendendo potenzialmente vantaggioso mantenere tali investimenti. Un precedente scenario simile si è verificato dopo la crisi finanziaria del 2011-2012.
Tuttavia, se si desidera procedere con la vendita dei titoli di Stato, il processo è relativamente semplice. Basta rivolgersi alla propria banca e passare un ordine di vendita. Per chi utilizza l’home banking, è possibile effettuare questa operazione direttamente online.