Rendimenti pazzeschi per i buoni fruttiferi postali? Non proprio. È sufficiente fare un salto all’indietro per capire che il rendimento annuo lordo che offrono oggi le principali tipologie di buoni fruttiferi non è così strepitoso come si dice. Interessante, sì, certamente, soprattutto se raffrontiamo i rendimenti di oggi a quelli dello scorso inverno, ma vale lo stesso discorso per i conti deposito: è bene investire solo se si ha cognizione di quello che si sta facendo. Ovvero, se si sa che investendo i propri risparmi su un buono fruttifero equivale a investire su un prodotto sicuro, garantito dallo Stato, flessibile, ovvero rimborsabile quando si vuole, con la certezza di un rendimento interessante, ma non elevato.
I rendimenti dei buoni fruttiferi postali negli anni Ottanta-Duemila
Tra il 1983 e il 1984 i buoni fruttiferi postali della Serie O potevano vantare un rendimento annuo lordo del 14,87% per i primi 5 anni e del 14,72% per gli 8 anni. Da quel momento in poi il rendimento annuo lordo iniziò a scendere: è il caso dei Buoni della Serie Q che vantavano un rendimento annuo lordo del 10,41% alla prima scadenza (7 anni) e dell’11,61% alla seconda scadenza (10 anni). Stesso discorso per i Buoni della Serie Q emessi tra il 1987 e il 1995, con rendimento del 10,41% per i primi 7 anni e del 10,50% alla seconda scadenza (11 anni).
Sul finire degli anni Novanta il rendimento annuo lordo scese ancora, partendo dal 9,05% (Serie R, ’95-’96), fino al 3,24% (Serie W, ’99).
Nei primi anni Duemila, il rendimento annuo lordo veleggiò tra il 4 e il 5%, continuando progressivamente a scendere negli anni Dieci.
Insomma, se si investiva una parte dei risparmi in buoni postali negli anni Ottanta-Novanta avremmo triplicato in 11 anni le nostre somme depositate, complice un’inflazione superiore a quella attuale e a una struttura di tassi di interesse ben più elevata. Il risparmio, all’epoca, era ben remunerato, con buona pace di chi contraeva prestiti e poi non riusciva a ripagarli, strozzati da tassi altissimi.
La situazione oggi
A oggi, il rendimento più alto garantito dai buoni fruttiferi è il 3,50% emesso dai buoni dedicati ai minori, tasso che si raggiunge dal 15° anno di sottoscrizione. I buoni ordinari ventennali, raggiungono il 2% a scadenza.
Lo stesso discorso va fatto per i conti deposito, dove, nel momento in cui scriviamo, il rendimento più alto è quello garantito dal vincolato di Illimity, che arriva al 4%.
Investire i propri risparmi in buoni e conti deposito è dunque una strategia di investimento interessante per mettere al sicuro una parte dei propri risparmi e farli fruttare, invece che farli divorare dall’inflazione galoppante, cercando così di limare le perdite determinate dalla svalutazione del denaro. Ma non può essere l’unica fonte per accrescere i propri risparmi, oggi aggrediti da più parti, alla ricerca di uno sbocco interessante.
Sì agli strumenti di investimento sicuri, insomma, a patto che non siano i soli. Per questo, meglio non parlare di rendimenti “pazzeschi”.