E’ consigliabile vendere BTP prima della scadenza o è meglio mantenerli sempre in portafoglio fino alla naturale scadenza? Se stai leggendo questo approfondimento è perchè hai cercato sulla rete informazioni riguardanti i seguenti argomenti:
- vendita BTP prima della scadenza
- vendita anticipata BTP
La terminologia è differente ma l’intento è sempre lo stesso ossia sapere se ci sono più Pro o Più contro (più vantaggio o più svantaggi) dalla vendita di un BTP prima della naturale scadenza. Un’operazione di questo tipo può essere sempre eseguita.
I Buoni Poliennali del Tesoro, infatti, vengono collocati con le aste del Tesoro (qui gli aggiornamenti continui sulle prossime emissioni BTP) ma poi possono essere rivenduti sul mercato secondario. Logicamente se c’è qualcuno che rivende, ci saranno anche risparmiatori che compreranno quanto venduto in anticipo da altri.
Indice
Vendere BTP prima della scadenza si può sempre
Quale è il profilo del risparmiatore medio che è solito comprare BTP? In base alla nostra esperienza possiamo dire che il detentore tipico di titoli di stato è un risparmiatore poco avvezzo al rischio e intenzione a mettere i suoi risparmi su asset prevedibili anche a costo di sacrificare il rendimento.
Investire in BTP significa puntare ad avere una tranquilla cedola periodica con la garanzia di ricevere, alla scadenza del titolo, il valore nominale investito. Ammontare della cedola, periodicità e ovviamente durata dell’emissione sono stabiliti prima dell’asta. Ciò induce a pensare che chi compra i BTP non ami particolarmente le sorprese. Ciò però non significa che il titolare di titoli di stato sia tenuto a mantenerli in portafoglio fino alla naturale scadenza. Vendere in anticipo è sempre possibile. Si può decidere di vendere perchè si ha la necessità di affrontare spese improvvise (sempre legittimo!) oppure per particolari strategie di investimento (si vende un determinato BTP per comprare altri titoli di stato o altri asset nell’ottica di una diversificazione dei risparmi). E’ su questo secondo caso che concentreremo l’attenzione del post.
Vendita BTP prima della scadenza: attenzione alla tipologia di titolo
Gestire un argomento come la vendita dei BTP prima della scadenza non è la stessa cosa dell’affrontare un tema solo apparentemente simile, quello della vendita anticipata dei BOT. Questo perchè i BTP collocati dal Tesoro sono di tipologie estremamente diverse tra loro mentre i BOT sono molto assimilabili (cambia solo la scadenza e comunque la differenza temporale è strettissima, da 6 mesi a 1 anno).
I BTP presentano si cedole fisse periodiche ma la loro durata varia tantissime. Ci sono titoli a breve termine (3, 5 anni), titolo a medio termine (7 anni) e BTP a lungo e lunghissimo termine (10, 15 e 30 anni).
Non solo ci sono anche BTP indicizzati all’inflazione europea o BTPEI e titoli molto particolari come il BTP Futura e il BTP Italia. Questi ultimi prevedono il riconoscimento di un premio fedeltà che, in caso di vendita anticipata, si perde. Una prospettiva non entusiasmante per chi ha investito di queste topologie particolari di BTP.
Abbiamo citato questo esempio per evidenziare un concetto ben preciso: è vero si può sempre vendere in anticipo un BTP ma è sempre consigliabile tenere conto che tipo di Buono Poliennale si tratta.
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Vendere BTP prima della scadenza conviene?
Dopo aver chiarito che vendere BTP prima della scadenza è possibile, cerchiamo adesso di inquadrare se conviene farlo. In che modo? Analizzando i pro e i contro.
Vendere BTP prima della scadenza: i pro
La vendita anticipata dei BTP conviene se la quotazione della nuova emissione è più bassa rispetto a quella precedente. Solo questa situazione può compensare il fatto che, per struttura stessa dei BTP, il rendimento tende a crescere costantemente se il titolo resta in portafoglio per più tempo fino alla naturale scadenza.
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E’ il risparmiatore che deve effettuare questa valutazione, tenendo conto della consistenza della quota della cedola annuale a tesso fisso del BTP. Quanto più tale quota è più bassa rispetto a quella iniziale, tanto maggiore è la convenienza a vendere. Ciò vale teoricamente perchè, dal punto di vista più pratico, una cosa è decidere di vendere in anticipo è un’altra è riuscire a farlo ossia trovare chi è disposto a comprare a queste condizioni.
Per valutare i vantaggi della vendita dei BTP prima della scadenza, è necessario anche considerare la variabile inflazione. Tutti i titoli di stato, di base, sono un modo per far fruttare i risparmi mettendo al riparo dalle spinte inflattive senza correre rischi eccessivi. Cedole e capitale del BTP sono rivalutati alla luce dell’andamento dell’inflazione misurata dall’Istat mediante l’indice nazionale dei prezzi al consumo con esclusione dei tabacchi.
Grazie al meccanismo di indicizzazione, il risparmiatore si vede riconoscere la rivalutazione semestrale del capitale sottoscritto e quindi può recuperare la perdita di potere d’acquisto maturata in quel periodo. L’importo delle cedole scaturisce dalla moltiplicazione tra il 50% del tasso di interesse reale cedolare annuale fisso (indicato al momento del collocamento) e il capitale sottoscritto con rivalutazione sulla base dell’andamento dell’inflazione nel semestre di riferimento.
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Vendere BTP prima della scadenza: i contro
Gli svantaggi della vendita di BTP in anticipo sono speculari ai pro. Se la quotazione dell’emissione successiva è più alta, allora c’è il rischio di andare incontro ad una perdita se si dovesse decidere di vendere e quindi, onde evitare un vero suicidio dei risparmi, è consigliabile lasciare tutto come è ossia non vendere.
Stessa raccomandazione nel caso in cui il risparmiatore avesse deciso di investire i risparmi puntando su una cedola sicura. Anche in questo caso vendere in anticipo sarebbe uno svantaggio. Ovviamente vanno escluse le situazioni emergenziali ossia se il risparmiatore, a causa di problemi improvvisi e non coperti dal fondo di emergenza, dovesse avere bisogno di liquidità immediata.
Vendita BTP prima della scadenza: esempio
Per aiutare i risparmiatori a capire se conviene vendere BTP prima della scadenza ricorriamo ad un esempio pratico. In fin dei conti, infatti, al convenienza è direttamente collegata a quelle che sono le intenzioni dell’investitore.
Ammettiamo quindi di aver comprato un BTP a 10 anni con costo 100 e cedola del 5% (ipotesi di partenza). Un anno di distanza il MEF procede con l’emissione di un pari durata che però offre un tasso di interesse del 5,5%. Lo 0,5% di differenza è cruciale e infatti il primo BTP sarà più difficile da vendere. Unica possibilità è quella di trovare un accordo per un prezzo nominale più basso.
Considerando che la durata residua del BTP è di 9 anni e che i tassi della seconda emissione sono aumentati dello 0,5%, sarebbe necessario calare il prezzo di vendita. Così facendo però il risparmiatore andrebbe incontro ad una perdita nominale. Una prospettiva per niente conveniente dal punto di vista economico. Evidenziamo che la nostra analisi riguarda solo l’aspetto economico poichè, come detto in precedenza, ci potrebbero essere fattori personali (necessità di avere subito liquidità) che fanno passare in secondo piano la perdita del valore nominale.
Nella nostra ipotesi di partenza, se la cedola della seconda emissione dovesse essere più bassa rispetto a quella offerta dalla prima, allora converrebbe vendere in ottica speculativa poichè si sarebbe un guadagno sul valore nominale.